Allarme siccità nelle campagne lombarde, gli agricoltori disperati: “Perso quasi tutto il raccolto”
“Mio padre lavora in questi terreni da 65 anni e una cosa del genere dice di non averla mai vista”, commenta Mirko Crespiatico, 25 anni non ancora compiuti, dottore agronomo e conduttore, insieme al papà, dell’azienda agricola Crespiatico a Spino d’Adda, nelle campagne cremonesi. Il caldo – sono 37 i gradi registrati, molti di più quelli percepiti, vista l’assenza totale di vento nella zona – rende difficile il lavoro, ma il vero dramma è che questo lavoro potrebbe non fruttare quasi nulla nelle prossime settimane.
Manca l’acqua da gennaio
“Ampie zone di appezzamenti – osserva Mirko – sono totalmente bruciate e lì non ci sarà nessun raccolto, ma anche dove si può salvare qualcosa la riduzione produttiva sarà almeno dell’80-90 per cento. Un disastro”. E ad aggravare l’aridità di questi campi, oltre alla siccità, contribuisce un altro fattore, a monte: “Come ogni anno – spiega a Fanpage.it Cristiano Milanesi, che conduce l’azienda agricola La Mandria Milanesi – a gennaio è stata tolta l’acqua per la consueta manutenzione dei canali dell’Adda, solo che poi, vista la mancanza di piogge e di neve in montagna, si è deciso di conservarla nei laghi, così queste terre non hanno visto una goccia fino a maggio. Poi è arrivata la siccità estiva”.
I prezzi aumenteranno anche del 70 per cento
Una penuria che coinvolge tutta la filiera: “Il mais – spiega a Fanpage.it Crespiatico – non è solo la principale coltura di questo territorio, ma è anche alla base del foraggio per suini e bovini. Di conseguenza nei prossimi mesi non riusciremo a sfamare tutte le bestie che abbiamo nelle stalle”. Il che significa due cose: “In tutti questi mesi stiamo continuando a sostenere costi importanti per tutto il ciclo produttivo, ma non potremo ammortizzarli – continua il giovane agricoltore -, quindi i prezzi dei prodotti agricoli aumenteranno del 60-70 per cento”.
Coldiretti, “Non solo Adda, serve stato di calamità”
“Una situazione come questa, che da crisi idrica è diventata calamità, non si vedeva almeno da cent’anni – dice a Fanpage.it la direttora di Coldiretti Cremona Paola Bono – e non colpisce solo il Cremasco, cioè la zona dell’Adda, ma anche tanti altri territori del Cremonese, per esempio quelli interessati dalle derivazioni del Po, il cui livello è così basso che non basta più per irrigare i campi. Per tutte queste aree serve lo stato di calamità”.