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Alessia Pifferi riceve ogni giorno regali e messaggi di sostegno: “Il carcere può distruggere”

Maglioni, biancheria intima e messaggi di sostegno arrivano quasi ogni giorno al carcere di San Vittore. Sono tutti per Alessia Pifferi, la 38enne accusata dell’omicidio volontario di sua figlia Diana di 18 mesi. Una rete di solidarietà composta soprattutto da donne a cui preoccupa “la dignità dell’essere umano”.
A cura di Enrico Spaccini
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Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani in tribunale a Milano
Alessia Pifferi e l'avvocata Alessia Pontenani in tribunale a Milano
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Quasi ogni giorno Alessia Pifferi, accusata di omicidio volontario per aver lasciato morire di stenti sua figlia Diana di 18 mesi rimasta sola in casa per sei giorni a luglio dello scorso anno, riceve decine di messaggi. La maggior parte di questi arrivano via social e sono quasi tutte donne che vogliono esprimere la loro vicinanza alla 38enne sotto processo. Ma c'è anche chi le manda regali, come capi d'abbigliamento spediti direttamente al carcere di San Vittore o allo studio del suo avvocato, e chi si offre di aiutarla con le donazioni.

Al carcere arrivano maglioni e biancheria intima per Pifferi

Durante la puntata di Ore 14 andata in onda il 24 ottobre su Rai 2, un servizio ha raccontato come nel corso degli ultimi mesi si sia creata una rete di solidarietà intorno a Pifferi. Biancheria intima, pantaloni e maglioni sono solo alcuni dei regali che diverse persone le hanno inviato in segno del loro supporto.

Molto spesso questi doni vengono spediti direttamente a San Vittore, dove la 38enne è detenuta perché accusata di omicidio volontario per aver lasciato morire sua figlia Diana di 18 mesi, ma altre volte arrivano anche allo studio della sua avvocata Alessia Pontenani. "Quello che mi preoccupa di più è la dignità dell'essere umano che quando entri in carcere viene violata", si legge nei messaggi inviati alla legale, "non ho nessun titolo per entrare nel merito di questa vicenda, ma umanamente mi fa tanta compassione".

Le donazioni anonime

La solidarietà, però, non si ferma ai soli regali materiali. Negli ultimi giorni sono arrivati numerosi messaggi di chi, ancora una volta soprattutto donne, vorrebbe aiutare Pifferi donando anche piccole somme di denaro. C'è perfino chi sarebbe disposto a offrirle periodicamente una parte dei propri risparmi, anche in forma anonima.

Lo scorso anno aveva fatto notizia il gesto di un'insegnante che, sebbene non abbia mai conosciuto personalmente Pifferi, le aveva portato in carcere diversi capi di abbigliamento in vista dell'inverno. "C'è qualcosa dentro di me che, nonostante la gravità di quello che ha commesso, mi ha fatto sentire la necessità di aiutarla", aveva dichiarato.

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