Alessia Pifferi, per il gip nessuna premeditazione: “Si è resa conto solo dopo che Diana poteva morire”
Prima l'incoscienza, e poi la consapevolezza. Che si insinua pian piano nella mente di Alessia Pifferi, la mamma 37enne che per giorni ha abbandonato a casa la figlia di pochi mesi, durante i giorni che trascorre dal nuovo compagno a Leffe, nella Bergamasca.
Per il gip che ha convalidato l'arresto della madre di Diana, quella di far morire la figlia di stenti è stata sì una scelta volontaria, ma non premeditata. Nonostante la valigia zeppa di vestiti per una settimana, nonostante le bugie in famiglia e al compagno ("Diana? È al mare con mia sorella Viviana"). E dunque, per il momento, cade l'aggravante della premeditazione.
Per il momento, visto che decisivo sarà l'esame del latte contenuto nel biberon che la piccola Diana teneva tra le mani quando è stata ritrovata cadavere: se nel liquido, infatti, dovesse risultare la presenza di benzodiazepine, il quadro si ribalterà completamente.
Il futuro amoroso
Un futuro con un amore vero accanto, con un uomo. Questa era l'ossessione di Alessia, dopo tante storie (e un matrimonio) finite male. Un'ossessione tale da soffocare anche il pensiero che, dopo giorni di lontananza, la figlia lasciata sola nell'appartamento di Ponte Lambro potesse anche morire di stenti. Mescolata alla paura del giudizio dei familiari, al peso quotidiano di crescere una figlia da sola, al desiderio di una vita diversa. Più libera, più intensa.
"Io contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui, e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire. È per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui, anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male, o morire". In quei giorni la 37enne, secondo quanto ha dichiarato durante l'interrogatorio, sta litigando con il nuovo compagno e teme di aggravare la situazione. Decide così di concentrarsi totalmente sulla sua relazione.
"Quando cominciavano a passare più giorni del solito, ho cominciato ad avere concretamente paura che la bambina morisse, ma comunque mi auguravo che non succedesse", come ha riferito la donna al gip. "Era una specie di speranza, un po’ era il pensiero che magari le cose che le avevo lasciato le bastassero".