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“Alessia Pifferi non è un mostro, la tragedia era prevedibile”: parla il prete che la conosce da bambina

“Non è una mamma assassina, non è un mostro. Possiamo dire incosciente? Sì, incosciente”: a dirlo è don Agostino Brambilla, il parroco che ha sposato Alessia Pifferi il 7 giugno 2014. La donna è accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi nel luglio 2022.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Era una tragedia prevedibile. Alessia è sempre stata una bimba anche da grande. Non sapeva vedeva il problema e non sapeva decidere”: a dirlo alla trasmissione La Vita in Diretta in onda su Rai Uno è stato don Agostino Brambilla, il parroco che ha sposato Alessia Pifferi il 7 giugno 2014. La 38enne è a processo con l’accusa di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi Diana a luglio 2022 nel Milanese.

"Alessia è una fanciulla che ho conosciuto durante i suoi anni di crescita, dai 6-7 anni fino a quando è diventata adulta. Conoscevo molto bene mamma, papà e la casa. Era una fanciulla molto fragile. Aveva proprio fame, sete di essere scelta, voluta bene. Vedevo che lei non riusciva a intessere rapporti normali con gli altri fanciulli", ha affermato il sacerdote.

Il prete ha ricordato il giorno in cui ha sposato la donna: "Pensavo proprio che il suo matrimonio la aiutasse a diventare donna, responsabile. Era felice come era felice tutte le volte che uno diceva ‘ti prendo, ti voglio bene'", ha spiegato ancora.

"Non è una mamma assassina, non è un mostro. Possiamo dire incosciente? Sì, incosciente. Per cattiveria? No, assolutamente. Non era in grado di fare la mamma. Una mamma sprovveduta. Non aveva coscienza di quello che gli stava succedendo", ha aggiunto.

"Ho deciso di scrivere una lettera (all’avvocata Alessia Pontenani, ndr) perché mi sembra che questo rancore che sta montando, che va avanti senza che le persone si fermassero a domandarsi: ‘È così cattiva Alessia?'. Me lo sono sentito come un dovere di coscienza", ha precisato.

Ha poi voluto inviare un messaggio alla 38enne: "Alessia ti voglio bene. Quello che hai fatto è una cosa grande. Prendi coscienza". "Mi auguro che passi un po’ di tempo ancora in carcere. Vorrei che il carcere diventasse come una specie di scuola per crescere, per diventare una donna. Questo non si sposa con un’idea di un ergastolo, sarebbe come non darle speranza".

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