Alessia Pifferi lascia l’isolamento: il giudice non teme più ritorsioni da parte di altre detenute
Sono passati quasi sei mesi dal suo arresto. Da qualche giorno Alessia Pifferi, in carcere a San Vittore perché accusata dell'omicidio volontario della figlia Diana lasciata sola a casa per sei giorni, ha lasciato l'isolamento e condivide la cella con altre detenute. Il gip aveva prescritto la misura restrittiva e la sorveglianza speciale per la 37enne sin dal primo giorno dell'arresto, cioè il 21 luglio 2022, per evitare che si potesse far del male o che potesse essere vittima di eventuali ritorsioni da parte di altre detenute.
L'autopsia eseguita sul corpo della piccola Diana ha rivelato come la bambina di un anno e mezzo è morta 48 ore prima del rientro a casa di sua madre Alessia. La 37enne l'aveva lasciata sola nel suo bilocale a Ponte Lambro lo scorso 14 luglio, come ha raccontato di aver fatto già altre volte. Raggiunse il suo compagno a Leffe, nel Bergamasco, e lasciò Diana con un biberon. La donna rientrò in casa solo all'alba del 20 luglio, trovando sua figlia morta nel lettino da campeggio.
"Io ci contavo sulla possibilità di avere un futuro con lui", ha spiegato Pifferi nell'interrogatorio davanti al gip, "e infatti era proprio quello che in quei giorni stavo cercando di capire, ed è per questo che ho ritenuto cruciale non interrompere quei giorni in cui ero con lui anche quando ho avuto paura che la bambina potesse stare molto male o morire".
Solange Marchignoli, una delle sue legali, ha più volte richiesto al giudice Fabrizio Filice di far entrare in carcere un docente per redigere una consulenza neuroscientifica sulla 37enne. Per il gip, però, Pifferi "si è sempre dimostrata consapevole, orientata e adeguata nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo".