Alessia Pifferi, il Pm insiste: “Le psicologhe del carcere le hanno fatto cambiare versione”
Nella giornata di oggi, lunedì 13 novembre, si è svolta una nuova udienza del processo che vede imputata Alessia Pifferi, la 37enne che è stata accusata di aver fatto morire la figlia di 18 mesi di stenti lasciandola per una settimana da sola nella loro casa del Milanese. I giudici hanno affidato l'incarico per la consulenza psichiatrica disposta proprio dalla Corte d'Assise. La 37enne, assistita dall'avvocata Alessia Pontenani, era presente.
L'intervento del pubblico ministero
Prima che i giudici disponessero l'incarico, è intervenuto il pubblico ministero Francesco De Tommasi: il magistrato ha nuovamente accusato le psicologhe del carcere San Vittore di aver aiutato Pifferi a fornire una "versione differente rispetto a quella che spontaneamente aveva fornito sin dall'inizio". Ha così chiesto che venga sottratta dall'analisi del perito proprio la relazione delle dottoresse. Ha spiegato che gli accertamenti dei fatti, sui quali si è basata la consulenza della difesa, siano "inverosimili, inattendibili, inutilizzabili". Dello stesso parere anche l'avvocato che assiste le parti civili.
Le relazioni delle psicologhe sotto accusa
Il pubblico ministero avrebbe letto alcune parti delle relazioni delle psicologhe. In particolare modo, le righe riportate nel documento del 12 settembre dove le psicologhe hanno spiegato che l'imputata non ha "elaborato la perdita dei nonni e del padre" e che vedeva nel compagno, con il quale aveva trascorso la settimana in cui è morta Diana, il padre "che la difendeva". In una relazione del 2 novembre, invece, si legge che Pifferi non sarebbe stata "lucida e consapevole della gravità delle proprie azioni".
Al termine dell'udienza, la Corte ha conferito la perizia psichiatrica al dottor Elvezio Pirfo.