Alessia Pifferi ha dato la colpa al compagno della morte della figlia Diana durante il processo
Nella giornata di oggi, martedì 19 settembre, si è svolta una nuova udienza nel processo dove è imputata Alessia Pifferi, la donna accusata dell'omicidio della figlia Diana morta di stenti a 18 mesi. La 37enne ha fornito la sua versione dei fatti ai giudici della Corte d'Assise di Milano. Ha infatti spiegato di aver sempre accudito la figlia e che quando il 14 luglio 2022 è andata via dal suo appartamento, per raggiungere il compagno dell'epoca a Leffe (Bergamo), Diana stava bene "perché la toccai. si mosse. Ero molto legata a Diana, veniva anche in bagno con me".
Le accuse di Alessia Pifferi all'ex compagno
Durante l'interrogatorio, la donna ha sostenuto che il compagno le avrebbe detto di lasciare sola la bimba: "Volevo tornare dalla bambina, ma avevo paura della reazione del mio compagno. Lui diceva che non era il mio tassista". Ha poi raccontato di essere spaventata dalle possibili reazioni del compagno: "Avevo paura di parlare con lui, era parecchio aggressivo nel verbale. Una volta ha anche cercato di sbattermi contro a un vetro in una discussione".
Queste parole non hanno convinto la sorella della 37enne, Viviana Pifferi, la quale ha affermato che la sorella abbia raccontato diverse bugie. E anche il suo legale Emanuele De Mitri, contattato da Fanpage.it, il legale di Viviana Pifferi, ha spiegato: "C'è stato questo tentativo di accusare il compagno di quello che è successo. Lo accusato di violenza e comportamenti non adeguate. Anche nell'eventualità in cui fosse stato violento, questa non è un motivo per lasciare da sola tua figlia".
La relazione presentata dallo psichiatra del carcere di San Vittore
Alessia Pifferi ha poi confessato di essersi prostituita per tre volte nella casa che condivideva con la figlia. Ha spiegato che, quando questo accadeva, Diana rimaneva chiusa in camera. Aveva scelto di prostituirsi per avere i soldi necessari a pagare "un giro in limousine al mio compagno".
Una volta concluso l'interrogatorio alla 37enne, la Corte ha ascoltato i risultati della relazione presentata dallo psichiatra Marco Gambarini che l'ha avuta in cura nel carcere San Vittore. Il professionista ha spiegato che "la fine della relazione con il compagno aveva generato in lei un periodo di fatica e vuoto. Questo ha acuito la sua instabilità, non consentendole di avere comportamenti adeguati".