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“Alessia Pifferi era sempre consapevole e non ha nessun disagio psichico”, la decisione del giudice

Il giudice per le indagini di Milano ha respinto la richiesta degli avvocati difensori di Alessia Pifferi, accusata di aver fatto morire di stenti la figlia di un anno e mezzo, di far entrare alcuni esperti in carcere per una consulenza neuroscientifica.
A cura di Ilaria Quattrone
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Nessun disagio psichico per Alessia Pifferi, la donna di 37 anni che si trova in carcere con l'accusa di aver causato il decesso della figlia di Diana, la piccola di un anno e mezzo che è morta di stenti in casa. Il giudice per le indagini preliminari di Milano, Fabrizio Filice, ha respinto l'istanza della difesa che chiedeva di far accedere alcuni esperti per una consulenza neuroscientifica.

"Alessia Pifferi è consapevole, orientata e adeguata"

Per il gip, anche dopo l'ingresso in carcere, Pifferi si è sempre dimostrata "consapevole, orientata e adeguata, nonché in grado di iniziare un percorso, nei colloqui psicologici periodici di monitoraggio, di narrazione ed elaborazione del proprio vissuto affettivo ed emotivo".

Una tesi che, come scrive il giudice, è attestata dalle relazioni del servizio di psichiatria interna di San Vittore e che è supportata anche dall'assenza di una storia di disagio psichico alle spalle.

La richiesta degli avvocati difensori

Gli avvocati difensori della 37enne chiedevano di poter far entrare in carcere alcuni esperti per svolgere un accertamento neuroscientifico-cognitivo così da poter analizzare il suo funzionamento cognitivo. Per il gip però pur essendoci "suggestive adesioni in campo accademico" sull'uso delle neuroscienze, non è possibile permettere che una consulenza del genere entri nel processo senza il contraddittorio.

Il gip non esclude che venga utilizzata come prova una possibile perizia neuroscientifica che eventualmente possa aiutare lo stesso nella decisione finale, ma questa dovrà essere disposta dal giudice stesso e solo se la riterrà necessaria.

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