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“Alessia Pifferi è come una bimba di 7 anni e le hanno lasciato la figlia”: l’accusa dei medici del carcere

I medici del carcere San Vittore di Milano ritengono che Alessia Pifferi abbia “un grave ritardo mentale” per cui ha “il quoziente intellettivo di una bimba di 7 anni”. E poi accusano: “Hanno messo una bambina in mano a una bambina”.
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Secondo i medici che l'hanno visitata in carcere, Alessia Pifferi avrebbe "un quoziente intellettivo pari a quello di una bambina di 7 anni", a causa di un "gravissimo ritardo mentale". Lo ha riferito l'avvocata della donna, accusa di aver abbandonato in casa da sola la figlia di 18 mesi per 7 giorni e di averla quindi lasciata morire di stenti, al termine dell'udienza in cui è stata disposta una perizia psichiatrica per l'imputata.

"Alessia Pifferi è una bimba di 7 anni"

Dopo che è stata giudicata in grado di essere sottoposta al processo, si è tenuta oggi la prima udienza dibattimentale sull'omicidio di Diana Pifferi. L'avvocata Alessia Pontenani ha richiesto, come aveva preannunciato, una perizia psichiatrica che possa determinare se al momento dei fatti, avvenuti lo scorso luglio a Milano, la sua assistita fosse in grado di intendere e di volere e quindi "sull'imputabilità dell'imputata".

La legale ha portato a sostegno della richiesta quanto hanno potuto constatare i medici che hanno vistato Alessia Pifferi nel carcere di San Vittore, dove è detenuta dalla scorsa estate. L'equipe medica dell'isitituto penitenziario ha infatti riferito che la donna abbia in realtà un "gravissimo ritardo mentale", tale per cui – nonostante i suoi attuali 37 anni – abbia "quoziente intellettivo pari a quello di una bambina di 7 anni".

"Ha un gravissimo deficit intellettivo. – ha spiegato l'avvocata di Alessia Pifferi, che anche oggi si è presentata in aula – In carcere è stata sottoposta a un test sul quoziente intellettivo ed è risultato pari a 40, ossia a 1 percentile".

"Hanno messo una bambina in mano a una bambina"

In base a questa relazione dei medici, secondo l'avvocata sarebbe stato un errore "mettere una bambina in mano a un'altra bambina". E questo conferma quanto aveva già detto il sindaco di Milano  Beppe Sala al funerale della piccola Diana a proposito dell'inefficienza da parte dell'intera comunità, compresi i servizi sociali del comune, di accorgersi della situazione di pericolo in cui si trovava la bimba, nonostante ci fossero stati alcuni segnali.

"La signora Pifferi ha un problema serio ed è stato un peccato che nessuno l'abbia mai aiutata", ha continuato l'avvocata, che ha poi aggiunto: quando era a scuola "aveva un insegnante di sostegno ed era seguita da una psicologa che adesso sto cercando di rintracciare". Ma poi – ha concluso – "nessuno l'ha più aiutata quando ce n'era bisogno, né la famiglia, né i servizi sociali".

L'avvocata Pontenani ha quindi concluso l'udienza con la richiesta formale di perizia psichiatrica, a cui si è opposta la pm Rosaria Stagnaro, co-titolare del processo con il collega Francesco De Tommasi, che invece ha chiesto ai giudici di non acquisire la relazione del carcere e di rigettare la richiesta di perizia.

La corte, presieduta da dal giudice Ilio Mannucci Pacini, si è riservata di disporre ulteriori accertamenti sull'eventuale ritardo mentale alla fine dell'istruttoria dibattimentale.

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