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Alessia Pifferi, che ha fatto morire la figlia di stenti: “Ha paura, parla sempre della bimba”

Alessia Pifferi chiede sempre della figlia e parla costantemente di lei. Ieri, con uno sguardo spaesato, si è presentata in tribunale a Milano per un’udienza tecnica.
A cura di Ilaria Quattrone
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Alessia e Diana Pifferi
Alessia e Diana Pifferi
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Quando arriva in tribunale a Milano, Alessia Pifferi cammina velocemente e ha uno sguardo smarrito: nella giornata di ieri, mercoledì 28 settembre, la donna è uscita dal carcere per un'udienza tecnica relativamente al conferimento di una perizia. La 37enne si trova in carcere dallo scorso 21 luglio quando è stata accusata di omicidio aggravato.

Perché Alessia Pifferi si trova in carcere

Pifferi è ritenuta responsabile della morte della figlia Diana, la bimba di un anno e mezzo che la stessa ha trovato morta in casa. La piccola è morta di stenti. La madre l'aveva lasciata da sola per sei giorni per raggiungere il suo compagno in un paesino nella provincia di Bergamo. Ieri, la donna è entrata nella stanza del giudice Fabrizio Filice.

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Gli avvocati di Pifferi, Solange Marchignoli e Luca d'Auria, hanno raccontato che la loro assistita chiede sempre della figlia e parla sempre di lei: "Si rende conto che non l'abbraccerà mai più. Passa da fasi di sconforto e di pianto ad altri in cui non ha nessuna cognizione di quanto accaduto". Gli avvocati sostengono che la donna sia terrorizzata e che abbia paura: "Vive ovattata in carcere e queste telecamere le fanno paura. A me fa tenerezza, è spaventata da questa attenzione mediatica".

La richiesta della difesa

Durante l'udienza, la difesa ha chiesto di poter fare entrare in carcere alcuni esperti per una consulenza: "Vogliamo vedere come questa persona si relaziona rispetto alla realtà, il che non integra per forza la capacità di intendere e di volere". I pubblici ministeri, Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro, si sono opposti alla perizia.

Il giudice deciderà nei prossimi giorni. Il 14 ottobre sarà conferito in incidente probatorio l'incarico a un genetista per le analisi sul biberon, su una bottiglia di acqua e una boccetta di benzodiazepine trovata vicino al lettino dove è stato trovato il corpo di Diana.

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