video suggerito
video suggerito
Omicidio di Giulia Tramontano

Alessandro Impagnatiello svela dove si trova il coltello che ha usato per uccidere Giulia

Il barman 30enne, nella notte del 27 maggio, ha ucciso a coltellate la fidanzata Giulia Tramontano: era incinta di sette mesi. L’arma del delitto? Una lama da cucina, ritrovata sopra il frigorifero insieme ad altri coltelli.
A cura di Francesca Del Boca
793 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

"Alessandro Impagnatiello ha fatto tutto da solo". È Sebastiano Sartori, fino a questo pomeriggio legale del barman 30enne ora recluso a San Vittore per aver ucciso la compagna Giulia Tramontano, a confermarlo. Per aggiungere stavolta: "Il coltello usato per uccidere Giulia? Non l'ha buttato. Ha detto anzi specificatamente dove sia". Gli inquirenti, su sua indicazione, hanno così ritrovato l'arma del delitto sopra il frigorifero in cucina. Infilato in un portacoltelli, insieme ad altre lame utilizzate per affettare il cibo.

La confessione di Alessandro Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello ha confessato di aver ucciso Giulia Tramontano a coltellate nella notte tra mercoledì 31 maggio e giovedì 1 giugno: secondo le prime ricostruzioni, l'omicidio della 29enne sarebbe avvenuto tra le 19 circa e le 20.30 di sabato 27 maggio. Il giovane è crollato dopo giorni di silenzio, e solo dopo il ritrovamento da parte degli inquirenti di tracce di sangue in casa, per le scale del palazzo a Senago e dentro il bagagliaio della macchina.

Ora è accusato di omicidio aggravato, procurato aborto e occultamento di cadavere. Escluse invece dal gip le aggravanti della crudeltà ("non sarebbe caratterizzato da particolare pervicacia, tenuto conto del tipo di arma utilizzata e del numero di colpi inferti") e soprattutto della premeditazione, nonostante l'esplicita accusa della Procura: "Alessandro Impagnatiello ha studiato come uccidere Giulia Tramontano".

Accusa supportata da numerose ricerche sul web, sia prima che dopo l'omicidio della compagna: "Significative sono quelle effettuate sabato 27 maggio, poco prima che Giulia tornasse a casa a seguito dell'incontro con l'altra donna di Impagnatiello: ricerche come Ceramica bruciata vasca da bagno, o addirittura Alberto Stasi Bollate".

Video thumbnail

La messinscena dell'allontanamento volontario da Senago

Sono trascorsi quattro giorni, dall'assassinio alla confessione. Quattro giorni in cui Alessandro Impagnatiello ha recitato pubblicamente la parte del fidanzato in apprensione per la scomparsa improvvisa della compagna. "Baby, dove sei?", riportano i messaggi che ha inviato in quelle ore al cellulare ormai spento di Giulia, nel tentativo di depistare le indagini. "Era stato proprio lui, del resto, a denunciare per primo ai Carabinieri la scomparsa della 29enne. "Sono uscito di casa domenica mattina per andare al lavoro e Giulia dormiva. Al mio ritorno, però, non c'era più", aveva raccontato ai militari. "Ha portato con sé bancomat, passaporto e 500 euro". La fidanzata, invece, era già morta da ore.

"So che non sono stato il fidanzato ideale ultimamente, hai il pieno delle ragioni. Ma dicci solo se stai bene, dicci che sei fuggita in qualche paese lontano per buttare giù tutto", ancora i messaggi del compagno al telefono di Giulia mentre il cerchio degli inquirenti, inesorabile, si sta chiudendo intorno a lui. "Ho solo voglia di andarmene a casa", scrive sempre Impagnatiello: stavolta utilizzando il cellulare di Giulia, per far credere alle amiche che la giovane avesse intenzione di tornarsene a Napoli, dalla famiglia d'origine.

Immagine
793 CONDIVISIONI
289 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views