Alessandra Todde a Fanpage.it: “Il Pnrr l’ha ottenuto Conte, non Meloni: ora deve governare il M5S”
Nelle 250 pagine del programma del Movimento 5 Stelle la parola Pnrr è citata solo 21 volte e questo lascerebbe pensare che non sia una priorità per il partito guidato da Giuseppe Conte. A sconfessare questo sospetto è la vicepresidente del movimento (candidata alla Camera in Lombardia), Alessandra Todde, che a Fanpage.it dice: "Lo abbiamo ottenuto noi, anche se qualcuno cerca di prendersene i meriti" e oggi "il nostro obiettivo è governare per progettare il Pnrr".
Il segretario del Pd Letta ha detto che ogni voto dato al Terzo Polo è un voto che consegna la vittoria al centrodestra. Considerato che fino a prima della caduta del Governo Draghi eravate alleati con il Pd, vi sentiti chiamati anche voi in causa?
Trovo incomprensibili tutte le ultime scelte dell’attuale dirigenza del Pd come tutte le affermazioni che Enrico Letta sta facendo contro di noi e contro le destre. Meloni, Salvini e Berlusconi non si combattono urlando al ritorno del fascismo, si sconfiggono mettendo in luce le contraddizioni del loro programma elettorale pieno di ricette pericolose che tutelano i più ricchi a danno di chi ha di meno.
Letta a oggi ha sbagliato tutta la strategia politica e comunicativa: prima ha rotto con noi, poi si è alleato con Fratoianni – che non ha mai votato la fiducia al governo draghi -, con Bonelli – con cui ha dichiarato due giorni fa di non voler governare – poi ci ha provato con Calenda per 4 volte restando con il cero in mano e alla fine si ritrova con Di Maio e Tabacci.
Noi abbiamo scelto di andare da soli e siamo orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto e stiamo facendo.
E sul voto utile cosa risponde?
Letta e Calenda continuano a dire che il voto utile è quello dato a loro, si sbagliano. Io preferisco parlare di voto giusto. Noi siamo la forza politica che realizzato l'80% degli impegni presi. Noi proponiamo un’agenda sociale e progressista mentre il Pd continua a parlare di agenda Draghi e Renzi e Calenda vogliono privatizzazioni, nucleare, un altro governo tecnico e la cancellazione del Reddito di Cittadinanza.
Noi siamo una forza politica che mette al centro i temi, parla alle persone, arriva al cuore della gente e vuole lavorare per il benessere dei cittadini senza accettare compromessi al ribasso.
Nel 2018 eravate il partito con più seggi in Parlamento (superato il 32%). Ora i sondaggi vi danno intorno al 10%. Vi siete dati una spiegazione di questo calo di consenso?
In realtà i sondaggi ci danno molto più in alto ma non mi appassiona parlare di numeri, preferisco parlare di fatti. Il M5S ha dimostrato di essere una forza politica in grado di governare. Siamo maturati, abbiamo fatto delle scelte importanti che hanno radicalmente cambiato alcune nostre caratteristiche. Ed è chiaro che non tutti le hanno condivise.
Mi faccia dire una cosa: il nuovo corso di Giuseppe Conte sta dimostrando di che pasta siamo fatti. Non abbiamo più un solo uomo al comando ma una squadra che lavora negli interessi del Movimento. Credo che il 25 saremo la sorpresa.
Nel vostro programma sono presenti il rilancio di Cashback e Reddito di Cittadinanza, misure che hanno ricevuto forti critiche negli ultimi mesi. Cosa proponete per far funzionare meglio entrambe le misure?
Sono due misure che hanno dimostrato con i fatti di essere necessarie. Le destre vogliono cancellare il Reddito di Cittadinanza privando quindi milioni di persone di un supporto indispensabile contro la povertà. Migliaia e migliaia di famiglie stanno soffrendo la crisi economica e non riescono ad arrivare a fine mese. Come si può pensare di cancellare uno strumento così importante? Solo chi guadagna 500 euro al giorno può denigrare chi ne riceve 500 al mese.
Con l’ultima legge di Bilancio, grazie alle modifiche proposte proprio dal M5S, le agenzie per il lavoro private sono entrate in campo come enti equiparati ai centri per l’impiego. Bisogna completare la riforma dei Centri per l'impiego lanciata durante il governo Conte I, per cui è stato stanziato 1 miliardo di euro.
Le Regioni, titolari della gestione delle politiche attive e per la maggior parte guidate da giunte di centrodestra, stanno andando a rilento e in 3 anni hanno assunto circa il 30% dei nuovi operatori previsti dal piano di potenziamento. Un ritardo inaccettabile che rischia di compromettere anche i progetti del Pnrr.
Che cosa, invece, non ha funzionato sul cashback? Forse il fatto che combattesse l’evasione? Draghi ha deciso di levarlo e ancora non abbiamo capito il perché.
Noi intendiamo dare una grande spinta alla semplificazione introducendolo nuovamente: accredito diretto sul conto corrente del contribuente delle detrazioni legate a spese sostenute con la carta, senza più conservare scartoffie, senza aspettare i tempi lunghi della dichiarazione dei redditi.
Non abbiamo mai criminalizzato chi usa il contante, ma abbiamo dato un vantaggio a chi ha usato la moneta elettronica: con il cashback abbiamo fatto fare un passo in avanti decennale per la digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Il M5S punta all’introduzione del salario minimo a 9 euro lordi all’ora. Non siete gli unici ad avanzare questa proposta. Cosa distingue la vostra da quella degli altri partiti?
Siamo stati i primi ad avanzare questa proposta e a batterci per realizzarla, nel silenzio generale di tutti gli altri partiti. La proposta presentata da Nunzia Catalfo stabilisce per legge che il salario minimo non può essere inferiore a 9 euro lordi l’ora.
Attualmente 4,3 milioni di lavoratori guadagnano meno di questa cifra e quasi 1 su 3 percepisce meno di 1.000 euro al mese. Pensi cosa vuol dire guadagnare 2/3/4 euro lordi l’ora con l’inflazione che è cresciuta dell’8,4% in un anno.
L’Istat ha stimato che, fissando l’asticella a 9 euro lordi, per circa 3 milioni di lavoratori ci sarebbe un incremento medio annuo di retribuzione di 1.073 euro. Il nostro progetto prevede inoltre che l’introduzione del salario minimo sia accompagnata dal taglio del cuneo fiscale e dalla detassazione degli incrementi derivanti dai rinnovi dei contratti.
Quello avanzato dal Pd non è un intervento sul salario minimo, visto che non viene fissata alcuna soglia inderogabile. Ricordo inoltre che, al Senato, i dem hanno presentato un emendamento per cancellare la cifra dei 9 euro dal testo del nostro ddl. A parole Letta e i suoi dicono di stare dalla parte dei lavoratori, ma i fatti dimostrano l’esatto contrario.
Nel vostro programma si parla poco di Pnrr. Se vinceste le elezioni, il Piano sarebbe portato a compimento così com’è, anche considerato che le opere previste dovranno concludersi entro fine 2026?
Parliamo poco di Pnrr? Guardi che lo abbiamo ottenuto noi, anche se qualcuno cerca di prendersene i meriti. Fratelli d'Italia ha votato contro più volte, nonostante oggi si candidi a voler spendere quei soldi.
Il nostro obiettivo è governare per progettare il Pnrr che Conte ha raggiunto e negoziato per l’Italia, accelerare la transizione ecologica e digitale, supportare le imprese e e le famiglie, dare una speranza ai giovani, abbassare la pressione fiscale, creare lavoro e debellare il precariato.
Il M5S si è opposto più volte all’invio di armi all’Ucraina. In quale altro modo l'Italia potrebbe contribuire alle risoluzione del conflitto? O siete dell'idea che non sia affare nostro?
Non abbiamo mai fatto mancare il nostro sostegno all’Ucraina e chi dice il contrario mente consapevolmente. Abbiamo condannato con forza la Russia e sosteniamo la necessità delle sanzioni. Non credo però che in questo momento l'Ucraina abbia bisogno di qualche ulteriore carro blindato Lince o qualche ulteriore mezzo militare italiano, per quel poco che possiamo mandare.
La Gran Bretagna già da sola invia quanto tutta l'Unione europa. L’Ue ha un fondo di svariati miliardi per il sostegno militare. Gli Stati Uniti hanno inviato aiuti militari per 600 miliardi. In questo momento ciò che manca è la capacità diplomatica, la ricerca del dialogo, della pace, la voglia di indirizzare e impostare un negoziato tra i due paesi.
L'Italia, viste le sue capacità, è qui che può essere protagonista anche perché, se si continua così, potremmo andare avanti per anni senza nessuna soluzione.
Complice la guerra si prospetta un autunno difficile per imprese e famiglie con l’impennata dei costi energetici. La transizione verso le energie rinnovabili richiede però molto tempo prima di avere l'energia necessaria, intanto come facciamo?
Guardi, investire sulle rinnovabili comporterebbe un risparmio sostanziale. Se avessimo raggiunto il target di rinnovabili per la produzione di energia elettrica entro il 2030, oggi avremmo una bolletta elettrica complessiva di 45 miliardi – nel 2021 è stata di 75 miliardi – quindi l'impatto dell’aumento del prezzo del gas sarebbe stato inferiore del 40%.
(Intervista realizzata in collaborazione con Fabio Pellaco)