Alberto Genovese ai giudici: “Meno male che mi avete arrestato”
Alberto Genovese è stato ascoltato oggi pomeriggio dai pm milanesi. L'imprenditore del web già condannato in via definitiva per stupro è ora indagato in una seconda tranche in merito ad altri episodi di violenze sessuali (oltre che detenzione di materiale pedopornografico e intralcio alla giustizia) nei confronti di due giovani nel quale avrebbe replicato lo stesso schema a base di abuso di sostanze stupefacenti. "Meno male che mi avete arrestato", avrebbe detto Genovese durante l'interrogatorio.
L'interrogatorio
Le presunte violenze contestate a Genovese sarebbero risalenti al 2020, nello stesso periodo nel quale sono avvenute le altre per le quali è già stato condannato. L'imprenditore 46enne avrebbe spiegato ai magistrati che anche questi abusi che fanno parte della seconda tranche dell'inchiesta sarebbero avvenute nel medesimo contesto. A coordinare le indagini ci sono i pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini con l'aggiunto Letizia Mannella.
Si parla, quindi, di festini in cui c'era gran consumo di alcol e droga. Genovese ha spiegato che sia lui, che già era in condizioni di tossicodipendenza, e le ragazze si sarebbero drogati e lui pensava che le giovani fossero consenzienti. Il 46enne, poi, avrebbe in un qualche modo ringraziato gli inquirenti per l'arresto: "Perché così mi avete salvato dalla tossicodipendenza e dai miei errori".
La detenzione di Genovese
L'interrogatorio è durato quasi tre ore. Genovese è ora detenuto a Bollate, ma prima di tornare in carcere dove deve scontare una pena di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni, si è rivolto a una clinica.
Secondo quanto riferito dall'imprenditore, sarebbe riuscito a farsi curare e a uscire non senza difficoltà dalla tossicodipendenza. Il 46enne dovrà rimanere a Bollate almeno fino a ottobre, poi si deciderà in merito a un trasferimento in una comunità di recupero.