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Alberto Fortis dall’amicizia con Paul McCartney a oggi: “Milano non è più quella dei tempi di Vincenzo”

Con oltre un milione e mezzo di dischi, Alberto Fortis è simbolo di una Milano che cambia. A Fanpage.it racconta delle sue collaborazioni con Paul McCartney e Tina Turner, ma anche del suo impegno per il sociale.
A cura di Paolo Giarrusso
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Alberto Fortis (foto da Facebook)
Alberto Fortis (foto da Facebook)

Ha 68 anni, ma l'energia di un ventenne. Dal 1979 ad oggi ha pubblicato 14 album e ha venduto oltre un milione e mezzo di dischi, per i quali gli sono stati assegnati un disco di platino e due d'oro. Sempre aderente alle questioni sociali e umanitarie, annovera la carica di ambasciatore come testimonial dei bambini navajo ed è testimonial dell'Associazione Italiana contro la sclerosi multipla e dei City Angels. ‘Settembre', ‘Milano e Vincenzo', ‘La sedia di lillà', ‘Il Duomo di notte', sono tra i suoi indimenticabili brani. Lui, è Alberto Fortis.

Che cosa si prova, a distanza di tanti anni, nel sentire definire "indimenticabili" brani come ‘Milano e Vincenzo', ‘La sedia di lillà', ‘Il Duomo di notte', ‘Settembre'?

Di certo è meraviglioso, perché vuol dire che la tua musica riesce a viaggiare nel tempo, a resistere, creando una sorta di memoria storica che sedimenta, che rimane. La mia domanda è: quante cose che si stanno ascoltando oggi, si ascolteranno ancora tra 40 anni? Io spero che si torni a premiare ciò che ha sostanza e non solo ciò che ha riscontro immediato. Siamo un po' tutti stanchi di ascoltare certi “rosari del vuoto".

A 13 anni batterista in una band, a 16 la prima volta in tv. A 68 anni dove trovi l'energia che hai e che ti fa muovere ovunque, continuando a fare musica?

È una questione di Dna, di Dna anche cerebrale. Io mi nutro di musica, la voglio condividere, per cui sono attento a tutto, ascolto, prendo appunti, scrivo, canto. Mi sono buttato sul web, ho una passione smisurata per i video, faccio il regista…Tutto questo fa sì che la mente rimanga continuamente stimolata. Anche il cervello è un muscolo e va tenuto allenato.

Come è cambiata Milano da quella di ‘Milano e Vincenzo'?

Alberto Fortis davanti al Duomo di Milano (foto da Facebook)
Alberto Fortis davanti al Duomo di Milano (foto da Facebook)

È cambiata come è cambiato il mondo. Ha la caratteristica di far convergere etnie da ogni dove, caratteristica delle metropoli europee. La città negli ultimi anni ha avuto un'evoluzione incredibile. I difetti, probabilmente, sono quelli di una metropoli che va troppo veloce. Però continuo a dire che Milano rimane una realtà meravigliosa, perché si respira aria europea. La qualità di vita, ecco, non è il massimo, paragonata ad altre realtà più ‘umane'. Io, avendo vissuto molto anche a New York, ti devo comunque dire che sono un fan dello stimolo che il vortice, che ti accade intorno, ti dà.

Ma che cosa manca a Milano?

Manca ancora uno stimolo per le aree periferiche. Non solo dal punto di vista urbanistico-architettonico, ma proprio considerando il magma umano. Questo attenuerebbe il disagio sociale, che indubbiamente esiste. Milano, con tutte le difficoltà del caso, sa integrare. Quindi ce la può fare.

Sei molto impegnato nel sociale. A tuo avviso, per un artista affermato, è un dovere o no esserlo?

Bisogna occuparsi di queste cose, se veramente le senti dentro. Peggio è se uno lo fa per dovere. Meglio non faccia nulla. Se invece lo senti e dalla tua posizione sensibilizzi, vai a servire a tavola per chi ne ha bisogno, fai cose di questo genere, allora è una cosa meravigliosa. Bono Vox è un esempio in tal senso. Diciamo che sarebbe un dovere etico, questo sì.

Quarantacinque anni di carriera. Ripeteresti tutto quello che hai fatto?

Forse l'unico rammarico che ho è quello che risale alla fine degli anni'80. Era tutto pronto per produrre in inglese, con un grande sforzo economico, l'album con Gerry Beckley, leader degli America. Per motivi che sarebbe troppo lungo spiegare, non se ne fece nulla. Mi resta ancora un grande rammarico. Ma il destino ha voluto così.

Hai collaborato con grandi artisti internazionali. C'è qualcuno che ti è rimasto impresso per particolari motivi?

Paul McCartney, sicuramente. È una persona che è riuscita a rimanere di un'umanità fortissima. È una cosa che ammiro moltissimo. La stessa impressione me l'ha data Tina Turner, una donna di un'umanità sconfinata. Questo a livello di conoscenza personale. In tema di collaborazioni, Gerry Berckley e Carlos Salomar, band leader per 20 anni di David Bowie. Mi ha colpito la loro professionalità, la loro dedizione al lavoro. Non importa chi hanno davanti, ma la musica.

A che cosa hai lavorato ultimamente?

È uscito un mio singolo ‘Mambo, tango e cha cha cha', di cui potete vedere anche un video con 54 comparse, che strizza l'occhio al musical. È una ‘latin pop', godibile, ma con un testo che cerca di dire cose importanti.

Chi è l'erede di Alberto Fortis?

(ride) Non so. C'è un giovane che vive sul lago di Como, Mario Bargna…Mi assomiglia molto fisicamente, a tal punto che molti mi chiedono se sia mio figlio. Ma lo sento vicino, non tanto vocalmente, ma dal punto di vista della scrittura dei testi, della visione che ha. Persone che sono cresciute con la mia musica…senz'altro Biagio Antonacci e Niccolò Fabi.

Se Alberto Fortis non avesse fatto il musicista, il cantante, che avrebbe fatto?

Il medico. Nello specifico, lo psichiatra.

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