Albertini, nominato Sir dalla Regina Elisabetta: “A Milano ignorò volutamente il saluto di una bambina”
È stato sindaco, parlamentare ed europarlamentare. Tutte cariche ormai decadute, ma non una: quella di Grande Ufficiale dell'Impero Britannico che, fosse stato inglese, gli avrebbe concesso di essere appellato con il titolo di Sir. Gabriele Albertini, ex primo cittadino di Milano, che per le strade della città viene ancora salutato come "sindaco" dalle persone che lo incontrano, racconta a Fanpage.it come ha ricevuto l'onorificenza da Sua Maestà la Regina Elisabetta II dopo la visita nel 2000 nel capoluogo di regione lombardo.
Sindaco, pardon, Sir Albertini, ha servito in guerra per la Gran Bretagna e non lo sapevamo?
(Ride, ndr), Ma no! Tutto è accaduto dopo la visita della Regina a Milano. Dopo la visione dell'Opera alla Scala, andammo nell'ufficio del Maestro Riccardo Muti. In quel momento ho pensato che la Regina avesse piacere a restare da sola con il Maestro, non volevo che la mia presenza fosse ingombrante, così dichiarai che avrei lasciato la stanza per concedergli del tempo. Lei mi guardò con uno sguardo stupito, come se avesse visto in me quell'eleganza tipica britannica di chi può stare con una persona con la quale tutti fanno a gara per trascorrerci del tempo insieme ma si congeda per favorire la qualità del suo tempo.
Ci racconta come si preparò all'incontro con Sua Maestà?
Ci avevano comunicato dall'ambasciata britannica che la Regina sarebbe arrivata in ottobre. Il giugno precedente c'era stato Putin che però era in qualche modo "appena arrivato", non sapevamo ancora che sarebbe diventato una minaccia per il mondo. Così, per accogliere un Capo dello Stato così importante, studiai scrupolosamente i comportamenti che potevo e non potevo tenere, come ad esempio non farle domande, non porgere la mano prima che lo faccia lei, e così via.
Il primo incontro come andò?
La sera del giorno in cui atterrarono a Linate, accolti dall'allora Ministro dell'Industria Enrico Letta, la Regina Elisabetta e il Principe Filippo trascorsero un po' di tempo nella Presidential Suite dell'Hotel Principe di Savoia prima di recarsi alla Scala, dove venni presentato in qualità di sindaco di Milano e presidente della Fondazione Scala, per via del mio ruolo da primo cittadino. Ricordo che il Principe Filippo mi salutò con una battuta, mi disse: "Caspita, deve lavorare parecchio con questo doppio incarico!". Poi si rivolse a Letta, che ci aveva raggiunti, dicendo: "Ah, ora è stato promosso a Ministro della Cultura vedo!".
Poi accedemmo al foyer e successivamente al palco reale. Quando la Regina entrò in sala ci fu un applauso scrosciante seguito dagli inni britannico e italiano. Fu memorabile. Finita la rappresentazione teatrale, una ragazzina del Teatro le offrì un mazzo di fiori. La Regina la guardò, la accarezzo e, girandosi verso me, mi prese le mani e disse: "Grazie, grazie mille per questa serata incantevole". Mi colpì il garbo con cui lo fece.
Poi, il giorno seguente, l'incontro a Palazzo Marino.
Sì, con noi c'erano anche la presidentessa della Provincia Ombretta Colli e il presidente della Regione appena rieletto Formigoni. Ricordo che quando la Regina sentì che Formigoni aveva preso più di tre milioni di preferenze, fece un verso di sorpresa tipico inglese, come a dire "wow". Io, che non potevo farle domande, le raccontai un po' della storia di Palazzo Marino mentre la accompagnavo su per le scale.
E poi che faceste?
Un altro incontro con duecento persone e successivamente incontrammo una scolaresca delle scuole del Regno Unito a Milano e lì avvenne qualcosa di particolare. Come sa, nel protocollo è richiesto che l'interlocutore non tocchi e non faccia domande alla Regina e, nel mezzo dei bambini che la stavano salutando, c'era una bimba che continuava a farle delle domande: "Le piace Milano? Quanto si ferma? Le è simpatico il sindaco?".
Protocollo stracciato. Che fece la sovrana?
Non l'ha degnata di uno sguardo. La bimba si era comportata male, non era stata in qualche modo al suo posto agendo in maniera impropria e quindi da graziosa Maestà ed educatrice l'aveva totalmente ignorata, come se la bambina non esistese. Rimasi spiazzato.
E il Principe Filippo?
Ci raggiunse poco dopo per una colazione in Prefettura offerta dal Governo. C'è stato un momento in cui assistetti a una scena apparentemente normale ma che nell'immaginario comune non si confà al ruolo che Regina e Principe hanno: Filippo le si avvicinò chiedendole se si fosse stancata, si confortavano a vicenda. Colsi l'atteggiamento tipico premuroso di due coniugi anziani che vivono insieme questa loro esperienza da decenni. C'era molta affettuosità, una comprensione non scontata.
Di Filippo cosa la colpì?
Eravamo seduti allo stesso tavolo perché la Regina era con i Ministri in quello a fianco. Ricordo perfettamente che rimasi impietrito notando come stava a tavola, era una cosa impressionante. Piccoli bocconi per cui poteva masticare e deglutire e continuare a scambiare qualche parola senza risultare maleducato. Mai più del polso appoggiato sul tavolo. Era perfetto.
Cosa donò alla Regina?
Una riproduzione del Settecento di alcune pagine del Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, una sorta di falso d'autore realizzato a mano, fatto molto bene. Lei si era mostrata molto interessata, disse che avrebbe custodito il regalo nella sua biblioteca personale. Solo che qualche mese più tardi venni a sapere che la Regina, tra le altre cose, aveva alcune pagine originali del Codice Atlantico. Spero solo di non averle dato le stesse copie (ride, ndr).