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Al carcere di Brescia mancano frigoriferi: la garante dei detenuti lancia una raccolta fondi e ne compra 28

Al carcere di Brescia arrivano 28 frigoriferi da inserire nelle celle. Ma a pagarli non è lo Stato: sono stati comprati grazie a una raccolta fondi lanciata dalla garante dei detenuti di Brescia e finanziata dai cittadini. “Mentre i ministri si chiedono se il carcere è una priorità, le persone che ci vivono e ci lavorano non possono essere considerate marginali”, ha detto la garante a Fanpage.it.
A cura di Sara Tirrito
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Casa Circondariale "Nerio Fischione"- Immagine di repertorio
Casa Circondariale "Nerio Fischione"- Immagine di repertorio

Al carcere Canton Mombello "Nerio Fischione" di Brescia sono arrivati 28 frigoriferi da sistemare nelle celle dei detenuti. Gli elettrodomestici erano stati chiesti dai detenuti ma l'istituto non aveva abbastanza risorse per comprarli. Contattata dalla direzione, la Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Luisa Ravagnani, ha allora avviato una raccolta fondi coinvolgendo i cittadini.

Grazie al contributo dei singoli donatori, sono stati raccolti 5.750 euro, usati per comprare 28 frigoriferi in cui i detenuti potranno conservare i loro alimenti.

La raccolta fondi

"I detenuti faticano a conservare il cibo adeguatamente, rischiando anche la salute. Abbiamo bisogno del tuo aiuto", si legge nel manifesto della campagna per finanziare l'acquisto di frigoriferi da inserire nelle celle del carcere di Brescia. L'iniziativa è stata lanciata il 17 agosto dalla garante dei detenuti dopo che l'istituto aveva manifestato il problema. "Quasi tutti gli anni c'è una richiesta specifica da parte del carcere, soprattutto in estate per avere frigoriferi, perché  è una delle esigenze principali", spiega Luisa Ravagnani contattata da Fanpage.it.

Nei mesi invernali ci si arrangia con i davanzali delle finestre, ma con il caldo diventa più difficile trovare delle soluzioni alternative. Lo scorso agosto erano stati chiesti inizialmente 30 pezzi, ma poi si è deciso di sistemare otto frigoriferi più capienti nelle celle più grandi e 20 piccoli in quelle tradizionali. "Servono per avere una bottiglia di acqua fresca, ma soprattutto per la corretta conservazione del cibo", chiarisce la garante.

Proprio l'urgenza dettata dalle temperature elevate ha portato Ravagnani ad attivarsi quasi subito e a rivolgersi direttamente alla cittadinanza bresciana. "Di solito faccio riferimento a organizzazioni o enti impegnati nel sociale che contribuiscono con donazioni – spiega a Fanpage.it – però, ammesso che ci possano aiutare, non sempre la risposta di questi gruppi è tempestiva anche perché devono passare attraverso la burocrazia interna".

Diffuso sui principali canali social, il post aveva l'iban dell'Associazione carcere e territorio, che ha sostenuto la raccolta e fatto da tramite fra garante e istituto. La richiesta ha iniziato a circolare e in meno di un mese si è riusciti ad acquistare 28 frigoriferi.

"In tantissimi hanno donato, da piccoli importi a cifre più generose. Così siamo arrivati a coprire quasi integralmente la somma che ci serviva. Chi ci ha venduto i frigoriferi, poi, ci ha fatto un buon prezzo perché si è messo una mano sul cuore per la finalità sociale e così abbiamo dovuto aggiungere solo un centinaio di euro per raggiungere l'importo", ha detto la garante.

Lo scontrino e i frigoriferi acquistati per il carcere di Brescia - Foto da Facebook
Lo scontrino e i frigoriferi acquistati per il carcere di Brescia – Foto da Facebook

Il carcere di Brescia

Il carcere Nerio Fischione è uno degli istituti più affollati d'Italia in proporzione alla sua capacità: ci potrebbero entrare 185 detenuti ma, secondo gli ultimi dati pubblicati dal Ministero della Giustizia, ce ne sono 330.  "L'istituto è costantemente in svrappopolamento – spiega Ravagnani – una condizione di sofferenza che è connaturata alla natura stessa della struttura e che incide pesantemente sui detenuti e sul personale".

In molti si sono chiesti perché non sia stato direttamente il carcere ad acquistare i frigoriferi che servivano per garantire un diritto essenziale dei detenuti, quello alla salute. La risposta è sempre nella carenza di risorse. "La direzione ha un budget limitato – dice la garante – e deve farci rientrare tutte le esigenze dell'istituto, quindi non può fare altro che chiedere alle reti del territorio che da sempre la affiancano di supplire laddove ci sono carenze così centrali".

Nelle scorse ore la garante ha ringraziato la comunità bresciana per aver donato e ha tentato di lasciare fuori ogni polemica. "Se entriamo nel discorso chi deve fare cosa, chi ci perde sono sempre i detenuti e gli operatori, che continuano a soffrire una situazione di inadeguatezza", ha detto a Fanpage.it. "Mentre qualcuno si decide a capire se il carcere è una priorità, dobbiamo attivarci come comunità, perché le persone che vivono e lavorano in carcere non possono essere considerate marginali".

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