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Medico arrestato per omicidio pazienti Covid

Agli arresti domiciliari per 17 mesi e poi assolto, Carlo Mosca ottiene il risarcimento per ingiusta detenzione

Carlo Mosca sarà risarcito per i 522 giorni trascorsi agli arresti domiciliari. Il medico era stato arrestato con l’accusa di omicidio volontario ai danni di due pazienti dell’ospedale di Montichiari (Brescia). Il 52enne è stato infine assolto per non aver commesso il fatto.
A cura di Enrico Spaccini
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Carlo Mosca
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Il dottor Carlo Mosca dovrà essere risarcito per ingiusta detenzione. Lo ha stabilito il Tribunale di Brescia che ha accolto l'istanza avanzata dagli avvocati dell'ex primario del pronto soccorso di Montichiari che trascorse 522 giorni, dal 25 gennaio 2021 al primo luglio 2022, agli arresti domiciliari con l'accusa di omicidio volontario. Il medico era stato poi assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte d'Assise. I due infermieri che lo avevano accusato di aver somministrato farmaci sbagliati a due pazienti, in seguito deceduti, sono indagati per calunnia.

Mosca era stato arrestato perché secondo la pm Federica Ceschi a marzo 2020, durante la prima fase del Covid-19, aveva somministrato a due pazienti farmaci che venivano usati solitamente per intubare. Medicine che sarebbero "non compatibili con la vita" che il medico avrebbe deciso di dare ai due pazienti con l'obiettivo di alleggerire il reparto del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari. A dare il via all'inchiesta era stata la segnalazione di due infermieri.

Così, il medico è rimasto agli arresti domiciliari per oltre 17 mesi. Processato in Corte d'Assise, Mosca era stato assolto per non aver commesso il fatto l'1 luglio 2022, mentre la Procura chiedeva una condanna a 24 anni di carcere per omicidio volontario.

Secondo gli avvocati di Mosca, Michele Bontempi e Elena Frigo, la detenzione a cui è stato sottoposto il medico sarebbe stata ingiusta, poiché già durante le prime fasi del processo sarebbero emerse contraddizioni nelle accuse che gli venivano rivolte. La stessa Corte, inoltre, si era messa a disposizione degli inquirenti fornendo, già durante l’interrogatorio di garanzia, precisazioni e spunti tali che, se approfonditi, avrebbero potuto evitare la custodia cautelare.

Il presidente della Corte d'Assise, Roberto Spanò, nelle motivazioni della sentenza di assoluzione di primo grado, diventata poi definitiva, parlava di "un'accusa calunniosa di omicidio", che ha portato a "un'ingiusta e prolungata limitazione della libertà personale e rischiato di subire una condanna all'ergastolo, con gravissime ripercussioni sul piano sia umano che professionale". Lo scorso novembre i difensori di Mosca, oggi in servizio al 118 all'ospedale Civile di Brescia, hanno chiesto il risarcimento danni per ingiusta detenzione alla Corte d’Appello, che ha accolto la loro istanza.

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