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Adottato a 9 anni dal Brasile e abbandonato dopo 5 giorni: “Li ho ricontattati e mi hanno rifiutato”

Douglas è nato in Brasile e fino ai 9 anni ha vissuto in orfanotrofio. Poi è stato adottato da una coppia di Cremona, che 5 giorni dopo il suo arrivo ha cambiato idea e lo ha abbandonato. Ora che ha 26 anni ha denunciati i genitori e il Tribunale li ha condannati, in via definitiva.
A cura di Chiara Daffini
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Douglas Dall'Asta
Douglas Dall'Asta

Duoglas oggi ha 26 anni. Nasce a San Paolo, in Brasile, e nel 2007 viene portato in Italia da una coppia che vuole adottarlo. I due, però, ci ripensano dopo nemmeno una settimana e il bambino, di 9 anni, viene prelevato da carabinieri e servizi sociali e portato in una casa famiglia.

Se la vita non era stata semplice fino ad allora per Douglas, da quel momento diventa ancora più dura, sballottato da una comunità all'altra fino alla maggiore età, per poi finire in carcere per piccoli furti. Ma è proprio nel carcere di Sant'Anna, a Modena, che il ragazzo viene preso in carico da un avvocato che si interessa alla sua storia e lo aiuta a far valere i suoi diritti.

Fanpage.it ha parlato con entrambi per sapere com'è andata.

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Dal Brasile all'Italia, poi l'abbandono

"Fin da neonato – racconta Douglas a Fanpage.it – ho vissuto in un orfanotrofio in Brasile, a San Paolo. A un certo punto mi chiesero se volessi essere adottato, mi proposero due famiglie italiane, ma inizialmente ero restio perché non volevo allontanarmi da mia sorella e mio fratello, che venivano a trovarmi quasi ogni giorno".

Alla fine Douglas accetta e vive per quattro mesi in Brasile con la sua nuova famiglia adottiva: "Non ricordo che ci siano stati problemi – dice il ragazzo -, tanto che nel 2007 mi hanno portato in Italia con loro".

Ma è proprio una volta arrivati a Cremona, dove Douglas vive tutt'oggi, che la situazione si stravolge: dopo cinque giorni la coppia ci ripensa e il bimbo, che allora aveva 9 anni, viene portato via da carabinieri e servizi sociali.

"Non so di preciso cosa fosse successo – ammette Douglas -, loro dicono che avevo minacciato il mio papà adottivo con un coltello, io non ho in mente quella scena, ma qualcosa deve essere accaduto per abbandonarmi così".

Disperazione, solitudine e speranza

Douglas viene quindi affidato a una casa famiglia e nel corso degli anni gira diverse comunità, fino ai 18 anni, quando inizia il periodo più buio.

"Nel frattempo – precisa – avevo ricercato i miei genitori adottivi. La mia prima fuga era stata per andare da loro, ma avevano subito chiamato i carabinieri per farmi portare via".

Tra il 2016 e il 2017 alcuni piccoli furti aprono a Douglas le porte del carcere. Al Sant'Anna di Modena, però, conosce un avvocato penalista, Gianluca Barbiero, che si interessa alla sua storia.

"Quando ho incontrato Douglas – racconta Barbiero a Fanpage.it – mi sono preoccupato innanzitutto di fargli ottenere i domiciliari, non volevo che un ragazzo così giovane stesse in carcere, ma quando gli chiesi i contatti della famiglia mi disse che non ne aveva".

"All'inizio – continua Barbiero – era restio a parlare di sé, poi siamo entrati in confidenza e mi ha detto del suo passato. Ho capito subito che c'erano dei diritti violati e, dopo essermi accertato che il racconto fosse vero, gli ho proposto di prendere in mano la situazione".

Douglas insieme all'avvocato Gianluca Barbiero
Douglas insieme all'avvocato Gianluca Barbiero

Che cosa è successo davvero?

"Sul perché mi hanno abbandonato – commenta Douglas – io non ho mai avuto risposta, anche se la vorrei".

"È molto difficile – aggiunge Barbiero – ricostruire la storia di quei giorni. Di certo ci sono stati degli attriti, delle frizioni, ma teniamo presente che era un bambino di nove anni che non comprendeva la lingua italiana, che veniva catapultato in un posto a lui assolutamente sconosciuto. Era ovvio che potesse portare dei problemi di inserimento, soprattutto nei primi giorni".

Poco prima di finire in carcere Douglas rivede i genitori adottivi: "Insistevano per portarmi via dall'Italia – ricorda – Mi dissero che non erano stati loro a volermi abbandonare, ma erano gli assistenti sociali e il giudice che non permettevano loro di tenermi in casa e di aiutarmi".

Più volte, infatti, Douglas aveva provato a chiedere aiuto: "Non avevo un posto dove dormire, ma loro mi hanno sempre rifiutato", dice il ragazzo.

La sentenza penale e la condanna

"Se ai tempi intervennero gli assistenti sociali – precisa Barbiero – fu perché i genitori non lo volevano più. Non si poteva certo lasciare un bambino per strada. Il fatto che per tutti questi anni nessuno abbia preso provvedimenti a livello legale contro la coppia è un mistero, ma oggi abbiamo una sentenza penale che dà ragione al ragazzo".

"Il giudice in primo grado – spiega Barbiero – ha dichiarato la coppia colpevole di violazione degli obblighi di assistenza familiare e in Corte d'Appello tale sentenza è stata confermata senza alcuna modifica".

Il Tribunale di Cremona ha condannato i genitori adottivi a tre mesi di reclusione, anche se con la sospensione condizionale, e a un risarcimento provvisionale di 10mila euro nei confronti di Douglas. Spetterà ora al giudice civile l'esatta quantificazione del risarcimento totale. Intanto sono scaduti i termini per il ricorso in Cassazione e i genitori non lo hanno presentato. Quindi la sentenza è definitiva.

Il sogno di un futuro diverso

"Da quando è iniziato il procedimento penale – dice Douglas – non ho più visto quelli che sono tutt'oggi i miei genitori adottivi. Perché li ho denunciati? Perché volevo una vita, perché speravo che capissero e perché forse era anche mio dovere farlo".

"Ora – continua il ragazzo – mi sento solo, ma mi auguro di avere un futuro migliore. Intanto sto cercando un lavoro. Ho un attestato da aiuto cuoco, la passione per la musica e per l'informatica. Mi andrebbe bene qualsiasi impiego, ma sogno una professione in uno di questi tre ambiti".

"Per il resto – conclude – continuo a sperare. In tante cose".

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