Addio palme e banani davanti al Duomo di Milano: al loro posto una foresta di montagna
Addio palme, hibiscus e banani davanti alla facciata del Duomo. Dopo sette anni, l'aiuola al centro di Milano cambia sponsor: al posto della foresta esotica, piantata dal colosso del caffè Starbucks e ideata dall'architetto Marco Bay, è in arrivo stavolta il bosco di montagna ideato da Ermenegildo Zegna. La consegna ufficiale del nuovo giardino avverrà in occasione del Salone del Mobile, nell'aprile del 2024.
E così saranno cespugli di canfore, rododendri, stelle alpine e fiori d'alta quota a decorare per i prossimi tre anni lo spazio verde del Comune di Milano, prendendo il posto dell'oasi di sapore mediterraneo che tanto aveva fatto discutere i milanesi (e non solo). "Mancano scimmie e cammelli, i clandestini ci sono", come aveva accolto l'iniziativa l'ora vicepremier Matteo Salvini. "Adesso finalmente si sentiranno a casa loro".
Ma non solo. Per Riccardo De Corato, assessore regionale alla Sicurezza, le palme nel pieno centro storico erano un segno ormai chiaro della"africanizzazione di Milano". A lui replicò prontamente Philippe Daverio: "Non è un'africanizzazione di Milano. Io trovo invece che quest'idea sia fantasiosa, in linea con la storia". Del resto, strano ma vero, palme e banani erano presenti anche nell'Ottocento.
Commenti negativi, però, erano arrivati anche dal mondo dell'architettura. In testa tra i tiratori del fuoco amico il paesaggista Paolo Pejrone, che nel 2017 disse: "Piantare queste specie in piazza del Duomo a Milano mi sembra una follia neogotica. Le palme non fanno parte del passato e neppure del futuro del Nord Italia, sono un esotismo a sé". Seguito a ruota dalla collega Francesca Neonato, che aveva tuonato: "Milano non è Miami". Il bosco di montagna scatenerà gli stessi mal di pancia?