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Addio a Gino Strada, il ricordo della presidente di Emergency: “Lui non c’è più, ma le sue idee sì”

Nella giornata di ieri, venerdì 13 agosto, è morto il fondatore di Emergency Gino Strada. A ricordarlo c’è l’attuale presidente di Emergency, Rossella Miccio: “Dobbiamo cominciare a renderci conto che Gino non c’è più, ma le sue idee sì e la sua forza c’è ancora perché ci ha cresciuti così, ce l’ha trasmessa e quindi adesso dovremo trovare un modo nuovo senza di lui per continuare insieme questo cammino”.
A cura di Ilaria Quattrone
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"Dobbiamo cominciare a renderci conto che Gino non c'è più, ma le sue idee sì e la sua forza c'è ancora perché ci ha cresciuti così, ce l'ha trasmessa e quindi adesso dovremo trovare un modo nuovo senza di lui per continuare insieme questo cammino": a dirlo a Fanpage.it è la presidente di Emergency, Rossella Miccio. Ieri, venerdì 13 agosto, è infatti morto il suo fondatore e chirurgo Gino Strada. E da quando è stata appresa la notizia, sono tantissimi i messaggi che si stanno susseguendo sui social.

Gino era un po' un bene comune dell'umanità

"Questa è la conferma che forse Gino era un po' un bene comune dell'umanità, sicuramente del nostro Paese – continua la presidente -, ma non solo. Stiamo ricevendo tantissimi messaggi da Stati in cui lavoriamo o abbiamo lavorato. Tutti si ricordano di Gino". Tra i ricordi più cari che Miccio conserva del suo mentore c'è l'apertura del centro Salam in Cardiochirurgia aperto in Sudan: "Era considerato uno scandalo portare in Africa l'eccellenza della chirurgia occidentale. Lui ci ha creduto con tutto se stesso. Ha insistito con tutto e tutti. E adesso è aperto dal 2007 e ha curato pazienti che arrivano da più di trenta Paesi".

Miccio: Era un apprendimento continuo, grande privilegio averlo conosciuto

Ai ricordi lavorativi, si aggiungono quelli umani: "Gino è stato un mentore, il mio capo, un amico, un secondo padre. Mi ha insegnato a credere che ciascuno di noi davvero possa fare la differenza. Ce lo diceva a lavoro in ospedale, la sera a cena o il venerdì quando facevamo la tagliatella fatta in casa a Kabul. Era un apprendimento continuo, un grande privilegio averlo conosciuto e aver vissuto con lui quest'esperienza per ventun'anni".

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