Adam “Bobo” Gaye, assunto dopo oltre 20 anni da venditore ambulante: “Qui ho trovato una famiglia”
"Bobo è una persona unica, non ho mai conosciuto una persona così": a dirlo a Fanpage.it è una signora che abita nelle vicinanze del supermercato Carrefour Express di Via San Senatore a Milano. Parla di Adam Gaye (52 anni), soprannominato “Bobo” – "Come Vieri, perché tifo Inter", spiega lui – dalla gente del quartiere che l’ha accolto oltre venti anni fa, quando è arrivato in Italia dal Senegal.
Adam dice poco, ma fa tanto. Lo si capisce subito guardandolo lavorare: passa continuamente dalla cassa alla porta scorrevole, dove ci sono le clienti anziane che lo aspettano per essere aiutate a portare a casa le buste della spesa. Lo salutano tutti chiamandolo per nome e si complimentano per il nuovo lavoro.
Per anni Adam ha venduto oggetti sul marciapiede di fronte al supermercato di Via San Senatore, fino al 14 ottobre, quando ha firmato il suo primo contratto di lavoro come cassiere assunto a tempo indeterminato. "Sono contentissimo, perché finalmente ho uno stipendio fisso e posso dare una tranquillità alla mia famiglia", gli occhi sorridono più della bocca. Sua moglie e i suoi tre figli sono in Senegal e non li vede da tre anni, ma a metà gennaio avrà le ferie e potrà finalmente andare a trovarli.
"La gente del quartiere lo ammira e ha spinto per la sua assunzione, è un po’ il figlio di tutti", dice un collega. Anche prima di lavorare al supermercato, infatti, Adam aiutava gli anziani del quartiere: faceva loro la spesa, portava le buste a casa, li aiutava ad attraversare. Lo faceva "con simpatia e senza chiedere nulla in cambio". Per questo motivo, prima di firmare il contratto, ha chiesto di poter continuare ad aiutare le persone che per oltre venti anni gli hanno voluto bene e sono state per lui come una famiglia: "Sono abituato così, non avrei potuto smettere di fare quello che ho fatto per oltre vent’anni e abbandonare chi mi è stato amico".
Il titolare, Giovanni Dessena, ha detto subito sì: "L’ho assunto perché vedevo come si rapportava alle famiglie, come aiutava la gente del posto".
Una rete sociale lunga oltre vent'anni
"Le anziane che vedi non potrebbero venire a fare la spesa se io non le aiutassi", spiega. In meno di quattro ore sono almeno cinque le signore che chiedono il suo braccio per attraversare, che danno a lui la carta di credito per fare la spesa, che lo aspettano per essere aiutate con le buste o alle quali le porta in sella alla bicicletta parcheggiata fuori dal supermercato.
Ce n’è una in particolare che, mentre racconta di lui seduta all’interno del supermercato nell’attesa che Adam finisca alla cassa per essere accompagnata, si commuove. "Non dormivo la notte perché pensavo a come avrei fatto senza Bobo, se non avesse più potuto aiutarmi. Ho dei gradini difficili in casa che mi hanno già fatta cadere una volta, invece lui mi dà il braccio", dice mentre i suoi occhi blu cielo si riempiono di lacrime.
Quando gli faccio notare che tutte le persone che ho incontrato mi hanno parlato di lui con affetto e stima, la sua risposta è lucida e diretta: "Venti anni non sono due giorni. Il mondo è tutto uguale, se non pensi solo ai soldi e hai rispetto delle persone come se fossero i tuoi genitori, la gente ti vuole bene".