Acqua contaminata da Pfas, l’acquedotto di Lodi risponde a Greenpeace: “Nessun rischio per la salute”
"Nessun rischio per la salute, i cittadini possono continuare a bere serenamente l'acqua del rubinetto", parola della Società Acqua Lodigiana, l'azienda che gestisce gli acquedotti in provincia di Lodi. Le rassicurazioni sono arrivate dopo la pubblicazione dell'ultimo rapporto di Greenpeace Italia sulla presenza di composti inquinanti nell'acqua potabile in Lombardia. Secondo l'organizzazione ambientalista, l'acqua del comune di Crespiatica supererebbe di 18 volte il limite di concentrazione di Pfas consentito dalla legge.
La replica della Società Acqua Lodigiana: "Nessun allarme Pfas"
"Non risulta nessun allarme Pfas nell'acqua dei comuni di Corte Palasio e Crespiatica come si può rilevare dai risultati delle analisi periodiche effettuate anche in questi mesi secondo il programma di controllo definito con l'Agenzia di Tutela della Salute", precisa il direttore generale di Sal, Carlo Locatelli.
I risultati delle analisi effettuate da maggio a ottobre 2023 "evidenziano che le concentrazioni riscontrate non sono mai state superiori alle indicazioni attuali per la concentrazione dei Pfas – si legge nella nota della Società -. Non solo, salvo un caso, sono sempre risultati al di sotto dei limiti di legge che entreranno in vigore dal 2026".
Gli obblighi più stringenti dal 2026
Prima che l'Italia recepisse l'ultima Direttiva europea sulla qualità delle acque potabili (2020/2184), il Decreto legislativo 31/2001 stabiliva come limite totale delle Pfas disciolte nell'acqua il valore di 500 nanogrammi per litro. A febbraio di quest'anno, il Decreto legislativo 18/2023 ha abrogato la precedente norma: i gestori dovranno così attenersi al limite di 100 nanogrammi per litro. Ma l'obbligo partirà solo dal 12 gennaio 2026, anche se il testo prevede di adottare la nuova soglia "con ogni tempestività".
Secondo il rapporto pubblicato da Greenpeace, nel comune di Crespiatica la concentrazione di Pfas ha toccato i 1840 nanogrammi: un valore oltre 18 volte superiore a quello considerato rischioso per il consumo umano.