Accusato di molestie e assolto perché la vittima “poteva dire di no”: la Cassazione dispone nuovo processo
![Barbara D'Astolto](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/29/2024/06/WhatsApp-Image-2024-06-25-at-19-1719343558124-1200x675.jpeg)
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per Raffaele Meola, l'ex sindacalista accusato di violenza sessuale nei confronti della ex hostess Barbara D'Astolto. La decisione è arrivata nella giornata di oggi, martedì 11 febbraio, in seguito alla richiesta del sostituto procuratore generale di Cassazione, Fulvio Baldi. I supremi giudici della Terza sezione penale hanno disposto un nuovo processo davanti alla Corte d'Appello di Milano.
"È una sentenza preoccupante – ha detto a Fanpage.it l'avvocato di Meola, Ivano Chiesa – sono preoccupato perché stravolge il concetto del rapporto tra uomo e donna. Nessuno accusa lei di aver reagito tardi né lo dicono le sentenze. Le sentenze dicono che essendo lei stata zitta 30 secondi lui non poteva capire e quindi è inevitabilmente assolto perché manca il dolo".
La presunta molestia e l'assoluzione in primo grado e in Appello
L'episodio risale al marzo del 2018, quando D'Astolto lavorava come hostess. La donna a quel tempo aveva delle cause civili in atto con l'azienda e quindi aveva organizzato un appuntamento con Meola, al tempo sindacalista. Una volta nella saletta dell'associazione sindacale, mentre sfogliava alcuni documenti D'Astolto sarebbe stata toccata da Meola su più parti del corpo. Dopo circa 20-30 secondi, lei lo avrebbe fermato.
Secondo il Tribunale di Busto Arsizio prima e secondo la Corte d'Appello di Milano poi, l'imputato doveva essere assolto perché non sarebbe stato violento o minaccioso e perché si era fermato alla manifestazione di dissenso della donna.
La decisione della Corte di Cassazione
Come aveva spiegato a Fanpage.it il giudice consigliere della Corte d'Appello di Roma Valerio de Gioia, "la norma, sul tema del consenso o dissenso, non dice nulla, tuttavia, la giurisprudenza l'ha sempre interpretata dando per scontato che comunque alla base deve esserci il consenso. Perché anche se non esercito un'azione violenta, non minaccio e non abuso della mia autorità non posso andare da una persona e toccarla dove voglio dando scontato che questo sia lecito solo perché sono gentile e sorrido". D'Astolto, attraverso i suoi legali, si è sempre opposta all'assoluzione dell'ormai ex sindacalista: "La giudice ha detto che avrei dovuto interromperlo prima di quei 20-30 secondi", aveva raccontato la donna a Fanpage.it.
Dopo la sentenza d'Appello, la procura generale di Milano e la parte civile avevano presentato ricorso in Cassazione. Nella mattinata dell'11 febbraio anche il sostituto procuratore generale di Cassazione, Fulvio Baldi, ha chiesto l'annullamento della sentenza. La Suprema Corte ha deciso di accogliere la richiesta e disporre un nuovo processo d'Appello.