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Accusato di aver picchiato e maltrattato due volte la moglie, viene assolto: “Non ci sono prove”

Un uomo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti nei confronti della moglie. La presunta vittima, ha scritto la gup di Milano, si sarebbe “più volte contraddetta”, mentre delle violenze denunciate mancano “qualsiasi elemento di prova”.
A cura di Enrico Spaccini
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Un uomo residente a Milano era finito a processo perché accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie avvenuti sin dall'inizio della loro convivenza nel 2019. All'imputato venivano contestati in particolare due episodi avvenuti nell'agosto del 2022. In un caso avrebbe aggredito la donna mentre si trovava ancora a letto e nel secondo l'avrebbe colpita con un pugno durante un litigio. L'uomo, però, è stato assolto in rito abbreviato dalla gup Chiara Valori perché "il fatto non sussiste".

I due episodi contestati

La prima aggressione raccontata dalla donna sarebbe avvenuta un giorno di agosto dell'anno scorso. Si trovava ancora sul letto, quando il marito, di origine marocchina, con il quale conviveva ormai da tre anni le avrebbe procurato un graffio a una spalla e un ematoma sopra al labbro.

La seconda, invece, si sarebbe verificata il giorno seguente. I due, ha raccontato la donna, stavano litigando quando l'uomo l'avrebbe colpita con un pugno. In quell'occasione, chiamò anche le forze dell'ordine e di fronte a loro l'avrebbe minacciata di morte.

La sentenza della giudice

L'uomo, difeso dall'avvocato Emanuele Perego, era finito a processo con rito abbreviato con l'accusa di maltrattamenti. Tuttavia, secondo la gup di Milano Chiara Valori, le dichiarazioni della presunta vittima "sono state più volte corrette e contraddette".

L'assoluzione, come si legge nelle motivazioni della sentenza, è arrivata su richiesta della Procura stessa. La donna, infatti, avrebbe negato "apertamente le condotte maltrattanti del marito e, laddove non dovesse essere ritenuta degna di fede, mancherebbe qualsiasi elemento di prova a sostegno dell'ipotesi accusatoria".

Infine, la presunta vittima avrebbe "negato l'esistenza di un clima di oppressione, di paura e di avvilimento", che al contrario sarebbe tipico nei casi di maltrattamenti. Questo, scrive la giudice, farebbe venir meno anche il requisito dell'abitualità.

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