Accusata della morte del figlio di 11 mesi in casa a Voghera, Elisa Roveda prosciolta dal giudice

Il giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Pavia, Pietro Balduzzi, ha deciso di prosciogliere la posizione di Elisa Roveda, la 44enne accusata di aver ucciso il figlio di 11 mesi nella sua abitazione a Voghera (in provincia di Pavia). Il pubblico ministero Alberto Palermo aveva chiesto il rinvio a giudizio per la donna per omicidio volontario. Il gup, invece, ha accolto i risultati della perizia psichiatrica, secondo la quale Roveda al momento dei fatti non era in grado di intendere e volere.
La morte del bambino di 11 mesi
La morte del bambino risale al 14 luglio del 2023. Roveda era affetta da una grave forma di depressione post partum, tanto che era stata in cura da diversi specialisti. La famiglia della donna si era messa d'accordo per non lasciarla mai sola con il bambino. Quella mattina, però, il marito era dovuto uscire alle 7 per andare al lavoro un po' prima del solito, confidando nel fatto che la 44enne stava ancora dormendo e che da lì a poco sua madre sarebbe arrivata per aiutarla in casa e nella gestione del figlio.
Quando alle 8 la donna è arrivata nell'abitazione del figlio a Voghera, poco dopo le 8, era ormai troppo tardi. Secondo l'autopsia, il bambino è deceduto per asfissia, e non per strangolamento come era stato ipotizzato in un primo momento. L'ipotesi più probabile resta quella del soffocamento con un cuscino, ma l'episodio potrebbe essere stato volontario o frutto di un incidente.
La richiesta del pm al termine delle indagini e la decisione del giudice
Roveda ha dichiarato di non ricordarsi nulla di quanto accaduto quel giorno. Durante le indagini, nell'abitazione erano state rinvenute numerose confezioni di psicofarmaci. Dopo mesi di libertà vigilata in una struttura protetta a Casteggio, la donna continuerà a seguire un percorso terapeutico.
Come riportato da La Provincia Pavese, il procuratore Palermo, alla chiusura delle indagini, aveva chiesto che la 44enne venisse rinviata a giudizio con l'accusa di omicidio volontario, aggiungendo anche una richiesta di misura di sicurezza per pericolosità sociale. Analizzando i risultati della perizia psichiatrica, però, il gup Balduzzi ha ritenuto che la donna debba essere prosciolta in quanto non in grado di intendere e volere al momento dei fatti.