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Accoltellato a morte sotto i portici delle case Aler, l’ipotesi di una guerra tra gang: “Abbiamo sentito urlare”

Mohamed Elsayed Elsharkawy è stato accoltellato e ucciso sotto i portici delle case Aler di Abbiategrasso (Milano) nella notte tra il 18 e il 19 aprile. Alla base della colluttazione potrebbe esserci una regolazioni di conti tra gang. Il racconto dei testimoni.
A cura di Giulia Ghirardi
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Accoltellato e lasciato agonizzante sotto i portici delle case Aler di Abbiategrasso, a pochi chilometri da Milano. Così è stato trovato Mohamed Elsayed Elsharkawy, il 21enne ucciso a coltellate nella notte tra il 18 e il 19 aprile. Alla base della colluttazione potrebbe esserci una regolazioni di conti tra gang.

Secondo quanto ricostruito sino a questo momento, il 21enne sarebbe stato accoltellato nel corso di una rissa scoppiata in via Fusè, una stradina che costeggia un complesso di case Aler ad Abbiategrasso. A trovarlo sarebbero stati due fratelli. “Chiedeva aiuto, voleva l’acqua”, ha raccontato uno di loro. "Avevamo sentito urlare, come se stessero litigando, ma qui ogni notte è così”.

Una volta giunti sul posto, gli operatori sanitari del 118 avrebbero trovato il giovane agonizzante sotto i portici delle case popolari e avrebbero quindi deciso di trasportare Elsayed Elsharkawy all'ospedale più vicino di Legnano in gravi condizioni e in pericolo di vita. Questo perché – stando a quanto riportato dai medici e paramedici – il 21enne presentava diverse ferite da arma bianca al torace e al braccio sinistro. All'arrivo in ospedale, il 21enne è, però, andato in arresto cardiaco, è stato rianimato e quindi sottoposto a un delicato intervento chirurgico in seguito al quale ha perso al vita.

I carabinieri della compagnia di Abbiategrasso hanno già svolto i primi accertamenti necessari a ricostruire l'esatta dinamica della vicenda: sembra che nella stradina dove si è verificata l'aggressione non vi fossero telecamere di sorveglianza. Nella giornata di ieri, domenica 20 aprile, gli investigatori sarebbero, però, riusciti a repertare l’arma del delitto: un coltello a serramanico, trovato sotto una delle porte. A metterlo lì sarebbe stato un senzatetto conosciuto in zona con il nome di "Tito”. Agli investigatori, l'uomo avrebbe raccontato di aver cercato di aiutare la vittima, ma di non aver dato l’allarme. Al momento, la sua versione è al vaglio degli inquirenti.

Tra le varie ipotesi, una delle più accreditate è quella secondo cui alla base della colluttazione potrebbe esserci stata una regolazioni di conti tra gang. Non si esclude, però, che quanto accaduto possa avere a che fare con quanto riferito da un uomo di 56 anni che, poco dopo l'aggressione, si sarebbe presentato ai soccorritori dicendo di essere stato picchiato da più persone che volevano rapinare la sua vettura. Il fatto sarebbe accaduto proprio nelle vicinanze di via Fusè poco dopo le ore 2:00.

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