Accoltellata dal marito fuori dal supermercato a Seriate: “Ho paura. Se uscirà dal carcere mi ucciderà”

"Ci tatueremo entrambe una befana come segno di rinascita", si sono promesse Daniela Manda e la sua migliore amica. Ma per ora bisogna aspettare, perché sul corpo della 39enne bruciano ancora le cicatrici del 6 gennaio 2025, quando il marito Daniel Manda l'ha accoltellata davanti al supermercato Lidl di Seriate (Bg), riducendola in fin di vita.
Provvidenziale in quel lunedì mattina piovoso, l'intervento di clienti e dipendenti dello store, che hanno tratto in salvo la donna e bloccato il coniuge, ora in carcere con l'accusa di tentato omicidio e stalking.
Sono trascorsi due mesi e oggi Daniela Manda è pronta a raccontare a Fanpage.it, per la prima volta, quegli attimi terribili, nella speranza di non doversi mai più sentire in pericolo.
Partiamo dal principio. Com'è iniziato il rapporto con tuo marito?
Quando io l'ho conosciuto, nel 2004, era una persona un po’ fredda. Era stato lui a spiegarmi che questo suo atteggiamento derivava dal fatto che aveva sempre vissuto da solo, mi aveva chiesto di avere un po' di pazienza con lui e io l'ho avuta. Ci siamo sposati e abbiamo avuto due figli.
Come procedeva il matrimonio?
Per un certo periodo abbiamo avuto i nostri litigi, ma come qualsiasi famiglia. Poi nel 2023, dopo un po’ che abbiamo comprato la casa e per questo ci siamo accollati un mutuo, ho deciso di cercare un lavoro anch'io. Non avevo mai lavorato e lui non voleva che lo facessi, infatti la sua reazione è stata mettermi davanti alla scelta tra famiglia e lavoro, io desideravo tutti e due e così poco dopo ho firmato il mio primo contratto, ma da lì è stato un incubo.
Perché non voleva che lavorassi?
La sua grande paura era dettata dalla gelosia, pensava che io andassi per uomini, mi voleva sempre sotto il suo controllo.
Com'era diventata la situazione in casa?
Avevo paura, perché i litigi erano diventati forti e frequenti, d'altra parte non avevo la forza di andarmene via, finché è stato lui a buttarmi fuori di casa a gennaio del 2024. Così ho trovato una stanza in un b&b e lì sono rimasta fino al primo di marzo 2024.
Che cosa è successo l'1 marzo 2024?
Mio marito, che nel frattempo non voleva firmare per il divorzio, mi ha minacciata con il coltello. Mi hanno quindi applicato il codice rosso per la violenza di genere e sono finita in una casa protetta, dove sono rimasta per un paio di mesi, finché non ho trovato una casa in affitto in cui ho portato con me anche mia figlia minorenne.
Lui continuava a farsi sentire?
Sì, nonostante avesse il divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico, continuava comunque a scrivermi, a minacciarmi.
Che cosa voleva?
Mi chiedeva di andare a dire ai carabinieri che avevamo deciso di fare la separazione consensuale e che eravamo d’accordo, io alla fine ho ceduto e ho deciso di ritirare la denuncia permettendo che gli togliessero il braccialetto elettronico.
Che cosa ti ha spinta a prendere questa decisione?
Mi sono detta ‘Se vado e faccio questo passo, forse quando glielo tolgono ne terrà conto e non sarà più arrabbiato', volevo fargli capire che non volevo il suo male.
Da lì le cose sono cambiate?
No, se non in peggio, dal momento che poteva avvicinarsi liberamente e controllare quello che facevo, più volte mi aveva minacciata e stavo riflettendo se tornare o meno dai carabinieri, poi è successo quello che temevo.
Ci racconti di quel giorno?
Era il sei di gennaio e avevo deciso di andare a prendere il pane e le brioche al supermercato vicino a casa per poi fare colazione con un’amica. Prima di uscire avevo controllato che lui non fosse fuori casa ad aspettarmi e non c'era nessuno, ma il tempo di girare sulla strada principale e me lo sono ritrovata dietro di me in macchina.

Che cosa hai fatto?
Ho pensato che non avrebbe potuto farmi niente al supermercato, dove c'era tanta gente e così sono entrata a prendere quello che dovevo, mentre lui mi ha aspettata fuori accanto alla mia macchina. Avevo paura ad avvicinarmi ma lui insisteva, dicendo che non mi avrebbe fatto niente, così sono andata. Ho aperto la portiera e proprio in quel momento lui mi ha dato uno spintone per cercare di farmi entrare in macchina. Per fortuna avevo la mano sulla portiera, l'ho spinta e sono riuscita a chiuderla, rimanendo fuori dall'abitacolo.
C'è stata una discussione?
Lui mi diceva che dovevo lasciargli la casa, la macchina, tutto, che io non avevo diritto a niente. Io gli ho risposto che avrei avuto quello che sarebbe stato deciso dalla legge, non volevo altro e lui si è arrabbiato e mi ha tirato uno schiaffo così forte che mi ha girato praticamente dietro la sua macchina. Da lì mi ha presa per i capelli, ha tirato fuori il coltello.
Che cosa ricordi di quegli attimi?
Ricordo che ha cominciato a pugnalarmi e non ha smesso, non si fermava. Io gli chiedevo dei figli, sperando di ammorbidirlo, ma non c'è stato verso. Provavo a tenere la faccia in giù per non ferirmi al volto e alla pancia, ma lui picchiava, non vedeva altro che il coltello con cui pugnalarmi.
Sei riuscita a rimanere vigile?
Ai primi colpi che mi ha inferto ho provato dolore, poi non sentivo più niente, solo le coltellate. Vedevo la gente che gridava, che buttava i sassi. Mi ricordo che sono caduta per terra, c'era un ragazzo che mi ha presa per le braccia e mi ha trascinata dentro il supermercato, da lì hanno provato a soccorrermi fino all’arrivo dell’ambulanza. In quel momento pensavo solo ai miei figli, potevo morire, potevo non svegliarmi più.
Ora tuo marito è in carcere.
Sì, ma io vivo nella paura, perché so che se uscirà fra qualche anno stavolta mi farà fuori. Ha cercato di farlo quando sapeva che gli sarebbero stati sottratti i figli, non ci penserà due volte ora che non ha più nulla da perdere.
Che cosa vorresti dal futuro?
La pace, tranquillità. Vivere serenamente la mia vita, penso di meritarmelo.