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Abusi sessuali su un ragazzino 15enne, fissato il processo d’appello per don Mauro Galli

Il prossimo 22 giugno inizierà il processo d’appello per don Mauro Galli, ex sacerdote di Rozzano, nell’hinterland di Milano, condannato in primo grado a 6 anni e 4 mesi per abusi sessuali su un ragazzino che all’epoca dei fatti aveva solo 15 anni. La madre del ragazzo a Fanpage.it: “La speranza è che venga confermata la condanna, il dubbio è rappresentato dai tempi per la Cassazione e dunque dal rischio della prescrizione”. Il sacerdote non ha mai ammesso gli abusi.
A cura di Francesco Loiacono
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Don Mauro Galli
Don Mauro Galli

Inizierà il prossimo 22 giugno, davanti alla Sezione I penale della Corte d'Appello di Milano, il processo di secondo grado nei confronti di don Mauro Galli. L'ex parroco di Rozzano, comune nell’hinterland del capoluogo lombardo, deve rispondere dell'accusa di aver abusato sessualmente di un ragazzo che all'epoca dei fatti, risalenti al 2011, aveva appena 15 anni. In primo grado il sacerdote era stato condannato a sei anni e quattro mesi dalla quinta sezione penale del tribunale di Milano, condanna inferiore rispetto a quanto aveva chiesto il pubblico ministero Lucia Minutella (dieci anni e otto mesi).

Il ragazzo vittima degli abusi: "I 6 anni e 4 mesi sono una pena esemplare"

"I sei anni e quattro mesi per me sono una pena esemplare" aveva detto a Fanpage.it Fausto (nome di fantasia della vittima, ndr) subito dopo la sentenza, raccontando il calvario vissuto a causa di quegli abusi: tentativi di suicidio, il peso di non essere creduto e soprattutto l'amarezza di tutta la famiglia, profondamente religiosa, per l'atteggiamento avuto nella vicenda dalle più alte cariche ecclesiastiche, ritenuto gravemente omissivo.

La madre: La speranza è che venga confermata la condanna

Don Galli non ha mai ammesso gli abusi, anche se ha confermato che la notte incriminata, quella del 19 dicembre 2011, aveva dormito insieme a Fausto su un letto matrimoniale dell'oratorio nonostante vi fossero altri letti a disposizione. Pur non ammettendo la propria colpevolezza il sacerdote aveva però risarcito in sede extragiudiziale con 100mila euro la famiglia della vittima, che non si è costituita parte civile: una circostanza ritenuta "una discrasia evidente" dal pm, dal momento che era stato "risarcito un danno che si ritiene di non avere cagionato". In vista del processo d'appello la madre del ragazzo si è confidata a Fanpage.it: "La speranza è che venga confermata la condanna, il dubbio è poi rappresentato dai tempi per la Cassazione e dunque dal rischio della prescrizione, ma affrontiamo una cosa per volta". Adesso saranno i giudici a doversi esprimere sulla vicenda.

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