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“Abbiamo un pollo da mangiare”, le intercettazioni degli usurai che volevano il 200% di interessi

Pubblicate le intercettazioni telefoniche che incastrano cinque persone per usura ed estorsioni: così minacciavano pestaggi e ritorsioni.
A cura di Fabio Pellaco
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"Stai tranquillo perché mi sa che abbiamo un pollo da risucchiare, da mangiare tutto. Ci sto lavorando un attimo sopra e poi, trac, arrivi tu". In una delle telefonate intercettate dai Carabinieri si annunciava l'arrivo di un nuovo pollo da spennare con il consueto modus operandi: si prestavano soldi e poi se ne chiedeva indietro il doppio.

"Ti prendo a schiaffi anche davanti al bambino"

Nella mattinata di lunedì 17 ottobre, i militari della compagnia di Desio hanno arrestato cinque persone con l'accusa di usura ed estorsione. Avrebbero messo in piedi un giro di prestiti a strozzo che ha coinvolto almeno dieci vittime, costrette, anche con minacce e botte, a pagare debiti a tassi di interesse fino al 200 per cento.

"Oh, non fare il furbo, all'una dobbiamo parlare. Lascia il bambino a casa perché se no ti prendo a schiaffi anche davanti al bambino. Non devi rompermi il c… Ci vediamo all'una punto e stop", diceva in un'intercettazione uno degli strozzini a una vittima che gli aveva chiesto di anticipare l'incontro per un pagamento.

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I Carabinieri indagavano da tre anni

Le indagini erano partite nel 2019 da Limbiate, in provincia di Monza e Brianza, dopo la perquisizione da parte dei Carabinieri di alcune case occupate da famiglie di origini libiche che negli anni avevano allacciato vincoli di parentela e amicizia con clan di pregiudicati, sia italiani sia di origine libico-marocchina.

Al loro arrivo, i militari avevano notato alcuni pacchetti piovere dalle finestre delle abitazioni. All'interno erano stati trovati orologi di lusso e mazzette di banconote, lanciati dalle case nel tentativo di disfarsene prima della perquisizione. Ma quei pacchetti non erano passati inosservati e da lì aveva preso il via l'inchiesta.

Le vittime hanno denunciato i soprusi subiti

Decisive sono state le denunce delle vittime. Prima un piccolo imprenditore finito in difficoltà economiche a causa della dipendenza dalla cocaina e da una separazione. Poi un 58enne di Bollate che dopo aver chiesto un finanziamento di 40mila euro, nel dicembre 2020, sarebbe finito nel mirino degli strozzini con le ritorsioni che avevano finito per coinvolgere anche la moglie.

A rivolgersi ai Carabinieri anche un giovane 22enne che si sarebbe trovato a contrarre altri debiti fino a 100mila euro. Inizialmente aveva chiesto un prestito di 700 euro per saldare un debito di droga.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano ha dato parere favorevole alla richiesta di applicazione della misura cautelare in carcere, avanzata dalla Procura della Repubblica. Così per i cinque usurai sono scattate le manette.

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