A soli 12 anni la ritirano da scuola e la costringono a sposare un cugino: a processo i genitori
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Aveva solo 12 anni quando, nel 2019, una ragazza è stata costretta dai genitori a lasciare la scuola per tornare nel proprio paese d'origine, il Bangladesh, e sposare un cugino con il doppio della sua età. Oggi, i genitori sono a processo, chiamati a rispondere di costrizione al matrimonio e maltrattamenti.
Secondo le testimonianze disponibili, era il 2019 quando la ragazza, cresciuta a Bergamo, a 12 anni sarebbe stata costretta ad abbandonare le scuole medie che frequentava in città per partire alla volta del proprio paese d'origine e partecipare a una festa di fidanzamento con un cugino di 25 anni. La famiglia avrebbe quindi trascorso diversi mesi in Bangladesh e, in seguito alla cerimonia in presenza dell’Imam, alla ragazza sarebbe stato imposto di vivere nella casa del promesso sposo e di dormire con il cugino consumando rapporti sessuali.
La famiglia sarebbe poi rientrata in Italia e alla ragazza sarebbe stato permesso di tornare a scuola. Lì, tra le mura scolastiche, la ragazza si sarebbe confidata con le compagne e un’insegnante riferendo loro della festa di fidanzamento e del matrimonio previsto al compimento del suo 18esimo anno dato che, dal 2017, il Bangladesh aveva vietato il matrimonio tra minorenni. La docente avrebbe quindi deciso di informare la Procura riguardo alla situazione e, in seguito a una serie di indagini e accertamenti, la ragazza si sarebbe costituita parte civile nel processo contro i genitori, chiamati a rispondere di costrizione al matrimonio e maltrattamenti. Questo perché la ragazza, oggi 18enne, al tempo veniva obbligata a lunghe telefonate con il futuro sposo che non voleva che proseguisse gli studi e, di fronte al suo dissenso, veniva insultata e picchiata dai genitori. Una volta la madre le avrebbe perfino bruciato i libri e i quaderni scolastici. In seguito alla denuncia, la ragazza è stata allontanata dalla famiglia e portata in una struttura protetta dove avrebbe trascorso alcuni anni ma, una volta maggiorenne, sarebbe però tornata a vivere nella casa dei genitori di sua spontanea volontà.
Attualmente, i due imputati sono stati rinviati a giudizio dal giudice delle udienze preliminari e nella giornata di ieri, giovedì 20 febbraio, l’udienza che si sarebbe dovuta tenere davanti al Collegio giudicante è stata rinviata al 5 maggio a causa dell’assenza dell’interprete.