A processo il trapper Simba La Rue, al centro della faida con la gang di Baby Touché
Processo immediato per Simba La Rue, al secolo Mohamed Lamine Saida, il trapper arrestato a fine luglio insieme ad altri 8 imputati: al centro dell'inchiesta, condotta tra le province di Bergamo, Como e Lecco, una faida tra gang rivali tra il gruppo di Simba La Rue e quello di Baby Touché, ovvero Amine Mohamed Amagour.
Lo ha deciso il giudice di Milano Guido Salvini, disponendo la prima udienza al 24 novembre.
La faida tra rapper rivali
Sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori, la rivalità tra la gang di Simba e quella di Baby Touché risalirebbe allo scorso febbraio.
Uno scontro inizialmente solo verbale, che inizia con il cosiddetto dissing virtuale (nella cultura hip hop di strada, brani scritti per insultare o prendere in giro un rivale). Che pian piano degenera, con aggressioni e ritorsioni.
Ritorsioni e agguati
Una escalation di violenza. Inizia probabilmente con un amico di Simba La Rue che viene accoltellato alla stazione di Padova. In risposta a questa aggressione, il trapper e altri cinque avrebbero pestato in zona Porta Venezia un gruppo rivale: in quest'occasione i ragazzi avrebbero persino rapinato i due giovani del gruppo rivale, portandogli via portafoglio e cellulare.
In questo caso, a fare da esca sarebbe stata la fidanzata di un membro della gang di Simba: Sara Ben Salha, la ventenne che avrebbe organizzato l'appuntamento con i rivali e indossato intanto degli auricolari tra i capelli, per comunicare in tempo reale con i soci della gang e allestire così al meglio l'agguato.
Simba La Rue accoltellato a Bergamo
Botta e risposta continui tra nemici, ripresi spesso dai social. L'ultimo episodio risalirebbe alla notte tra l'8 e il 9 giugno, quando il gruppo di Simba, insieme ad altre persone, avrebbe sequestrato Baby Touché. La riposta, probabilmente, l'accoltellamento di Simba all'alba, mentre si trovava in compagnia della fidanzata in un paesino della provincia di Bergamo.
"Giustizia privata pericolosa"
Per questo, secondo l'ordinanza di custodia cautelare del gip Salvini, "gli indagati vivono una totale astrazione dalla realtà, che impedisce loro di percepire il disvalore e il peso delle azioni criminose; questa continua sfida ad alzare sempre la posta in gioco, le continue e improvvise ritorsioni, sono ormai fortemente pericolose per la sicurezza pubblica".
E soprattutto, "sussiste la forte percezione che gli indagati vogliano perseverare in questa dinamica di giustizia privata", all'interno "dell'aspra conflittualità determinata dalle rivalità nella diffusione delle rispettive produzioni musicali".