Temiamo la "terza ondata" della pandemia di Coronavirus, ma abbiamo ancora gli effetti della la seconda davanti agli occhi. Ma forse non li vediamo più, impegnati (anche a causa di un governo poco previdente e tempestivo) a capire cosa potremo o non potremo fare a Natale e a Capodanno. Eppure i segnali che il virus che finora ha ucciso oltre 67mila italiani è ancora tra noi non mancano. Lo dicono i medici di quegli ospedali che sono stati la nuova "prima linea" contro il Covid-19, da Busto Arsizio a Lecco. E lo dice anche un triste deja-vu che riguarda Milano.
Da domani 19 dicembre e fino al 3 gennaio 2021, nel capoluogo lombardo, in seguito all’incremento dei morti causati dalla seconda ondata dell’epidemia di Coronavirus saranno sospese le cremazioni al cimitero di Lambrate. Troppe salme in attesa e tempi che vanno oltre i 20 giorni, superati i quali si rischiano problemi di natura igienico-sanitaria. Era già accaduto ad aprile, quando a Milano si superavano i 100 morti al giorno (contro una media, in tempi normali, di meno di 50).
Le avvisaglie che la seconda ondata fosse simile alla prima si erano già avute ai primi di novembre, quando il Comune con un'ordinanza simile a quella odierna aveva deciso di sospendere le cremazioni per i non residenti. Allora avevamo scritto che Milano era ripiombata nell'incubo della scorsa primavera: adesso forse è il caso di dire che l'incubo non è ancora del tutto finito, che ne vediamo ancora la tristissima coda, ma Milano sembra essersi assuefatti ai morti che secondo quanto indica l'Ats in un report aggiornato al 18 dicembre, alla fine di novembre continuavano ad essere ben oltre la media giornaliera relativa al quinquennio 2015-2019.
Certo la situazione in città, come nel resto della Lombardia, è migliorata. L'indice di contagio Rt continua da giorni ad essere stabilmente sotto l'1, valore di allarme, e nell'ultima rilevazione (del 12 dicembre) si attestava a 0,77. Diminuiscono i casi e i ricoveri. È anche comprensibile quindi, e legittimo, che dopo un anno pesante come quello che sta per finire ci sia chi vuole pensare a come trascorrere il cenone della Vigilia o il pranzo di Natale con i propri cari. La speranza è solo quella che non ci si dimentichi del tutto di chi continua a morire a causa di un virus che comportamenti poco prudenti potrebbero contribuire a diffondere e che un'immagine così forte come quella di un forno crematorio chiuso per il "troppo lavoro" rimanga da qualche parte, in un anfratto della memoria. Non per rovinare le feste, ma almeno per stimolare tutti a trascorrerle con prudenza e massimo senso di responsabilità, nel rispetto delle regole.