“A Milano le donne ci contattano perché sole in gravidanza, ma non siamo riconosciute”: la storia di una doula
La doula (pronuncia corretta ‘dula') è una caregiver, ovvero una figura che cura gli altri pur non essendo professionalmente riconosciuta. Il suo compito è quello di accompagnare, ascoltare e sostenere la coppia genitoriale durante la gravidanza, il parto e dopo il parto. Il termine deriva dal greco e significa ‘colei che serve la donna'. È un lavoro che in Italia e in Lombardia è sempre più conosciuto, grazie a persone come Laura Verdi. Lei è la fondatrice dell'Associazione Doule Italia che si occupa di riunire e formare le future doule. Verdi è lombarda, fa questo lavoro da 24 anni e, intervistata da Fanpage.it, ha spiegato cosa significa fare la doula, chi se la può permettere e quanto è richiesta.
Cosa significa fare la doula?
Noi accompagniamo la coppia nel periodo della gravidanza, del parto e del dopo parto. La donna viene messa al centro, ma anche la presenza del compagno va valorizzata. Sosteniamo la futura mamma, rispondiamo alle sue domande che possono essere le più semplici, a partire da come sistemare la cameretta o quali sono gli acquisiti utili da fare. Accompagniamo alle visite mediche, mostriamo alle mamme come rilassarsi e cose del genere. In pratica, la madre viene sollevata dal compito di gestire da sola la gravidanza.
Ci tengo a precisare che noi doule non risolviamo tutti i problemi della donna. Anzi, creiamo una rete di professionisti a cui lei può rivolgersi che vanno da ostetriche, psicologi, ginecologi e altri. Può succedere che una situazione da fisiologica vada verso altro e la doula indirizza a una ostetrica o al medico o allo psicologo. Non ce ne occupiamo noi, non è il nostro compito, però la doula ha gli strumenti per capire se la situazione sta diventando patologica e a quel punto si rimanda al professionista.
Entrate anche in contatto diretto con il bambino?
In realtà, noi non stiamo mai sole con bambini, non siamo delle tate. È addirittura raro che lo teniamo in braccio. Noi ci occupiamo del benessere della madre, prima di tutto. Poi, nel dopo parto, svolgiamo anche altre attività come l’avviamento all’allattamento del bambino, l’accudimento del neonato, il primo bagnetto insieme.
Quali sono le principale caratteristiche per fare la doula?
Devi avere sicuramente avere un'attitudine personale alla cura degli altri. Essere una persona matura e con una predisposizione alla cura. Durante il percorso di formazione si va ad aggiustare il tiro. Per esempio, bisogna imparare ad ascoltare. Di base siamo già delle ottime ascoltatrici, ma la mamma va ascoltata in un momento in cui è come in una bolla di grande fragilità per cui è facilissimo sbagliare le parole. L’ascolto è fondamentale ed è la cosa che facciamo più di tutte. Le mamme dicono che l’esperienza più utile con la doula è l'essere ascoltate.
E qual è, invece, la cosa più bella del fare la doula?
Entrare in una casa e stare accanto a un essere umano che inizia a vivere. L’energia che c’è in quei momenti è talmente delicata e sottile che mette tanta gioia nel cuore. È un lavoro stancante, ma è che porta troppa gioia. Faccio la doula da 24 anni e spesso faccio le notti con le mamme. Quando arrivo alla mattina sono esausta, ma guardo il mondo con occhi diversi.
C'è molta richiesta a Milano?
Sì, c’è molta richiesta soprattutto dopo il Covid. Le mamme sono molto sole, quasi abbandonate. Dopo il parto c’è un grande vuoto e la doula è un po’ come un ponte. Le mamme hanno tanto bisogno di essere rassicurate, hanno bisogno di cura non di consigli, infatti la doula non dà consigli non richiesti. La doula ascolta per capire, non per rispondere.
Quanto costa avere una doula?
Circa 25/30 euro all’ora. Spesso si cade nell'errore di pensare che la doula se la possa permettere solo una mamma di un certo livello. Non è così, io mi trovo di fronte qualsiasi tipo di madre e di qualsiasi livello sociale. Devo dire che a quel punto c’è una scelta da parte mia: se vedo che una donna non può permetterselo più di tanto, abbasso i prezzi o addirittura regalo degli incontri.
Voi siete caregiver quindi non siete riconosciute come un figura professionale. Come vivete questa cosa all'interno degli ospedali?
Sì, siamo dei caregiver a tutti gli effetti perché ci prendiamo cura delle persone, ma non siamo una categoria professionale riconosciuta nelle strutture ospedaliere. All’interno degli ospedali, ormai, ci conoscono anche se lavoriamo meglio con le ostetriche di libera professione. Ormai, alcune di noi sono molto conosciute. A me piace collaborare con le ostetriche perché facciamo proprio due lavori diversi.
Lei si occupa di tutto quello che è sanitario. Io mi occupo di massaggiare la mamma, di coccolarla, di consolarla. Cerchiamo di realizzare il suo desiderio, magari parlo con l’ostetrica e le racconto com’è questa mamma e mi assicuro che le sua assistenza sanitaria sia di un certo tipo. Per esempio, se sto seguendo una donna che che ha molta paura del dolore e di essere toccata, cerco di farlo capire all’ostetrica che proverà a toccarla il meno possibile e ad aiutarla nella gestione del dolore. Magari era una mamma che ha subito violenze da piccola, allora mi assicuro che sia trattata con delicatezza.
Qual è la storia che più si ricorderà del suo lavoro?
Beh di storie ne ho tante. Però c'è quella di questa mamma che mi ha fatto conoscere una ginecologa. Mi ha detto che ero l’ultima spiaggia per lei perché era disperata. Questa mamma era ferita da una brutta esperienza di parto e in più era disapprovata in tutto sia dal marito sia dalla suocera. Lei non allattava, non voleva tenere in braccio la figlia. Lei voleva allattare, ma tutti mettevano in dubbio le sue capacità. Abbiamo iniziato il percorso di doula post parto e piano piano, accogliendo il suo dolore, l’ho aiutata tantissimo. Sia a riavvicinarsi al marito sia ad allattare la figlia. Sono passati 10 anni e ancora adesso ci sentiamo e ci vogliamo bene. Io alla fine non ho fatto molto: le sono stata accanto e ho fatto uscire la mamma splendida che già c’era in lei facendoglielo vedere con tanta delicatezza. Ora sono felici tutti e tre.
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