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A Milano i ragazzi disabili partecipano ai “rave” sulle note della techno, i fondatori: “L’integrazione sociale è tutto”

A Milano, i giovani con disturbo del neurosviluppo hanno l’opportunità di partecipare ai “rave” in totale sicurezza. Progetto Unisono è stato avviato da tre volontari dell’organizzazione non lucrativa Walter Vinci: “Il nostro obiettivo è sensibilizzare. Vogliamo che tutti vivano la bellezza della musica”.
A cura di Carlo Coi
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Immagini di Camilla Murolo (volontaria Unisono) e Matteo Montorfano (fotografo Unisono)
Immagini di Camilla Murolo (volontaria Unisono) e Matteo Montorfano (fotografo Unisono)

A Milano, dal 2020, i giovani con disturbo del neurosviluppo hanno l'opportunità di partecipare a dei "rave" molto particolari in totale sicurezza. Il progetto è stato avviato da tre volontari dell'organizzazione non lucrativa Walter Vinci, si tratta di Pietro Colombo, Arianna Gatti e Giulio Shusei Colombo Taccani, giovani poco più che 20enni, da sempre appassionati di musica techno. Il loro impegno sociale si propone di favorire l'integrazione delle persone più vulnerabili. È proprio per questo motivo che hanno creato il progetto Unisono.
Si tratta di serate dedicate itineranti che si svolgono sempre in spazi differenti, durante le quali i giovani con disabilità possono ballare sulle note della musica proposta nelle più rinomate discoteche del mondo.
Pietro, Arianna e Edoardo hanno raccontato a Fanpage.it la loro esperienza.

Pietro come e perché nasce progetto Unisono?

Partiamo dal 2016, io e Giulio all’epoca avevamo 17 anni ed eravamo compagni di classe. Siamo sempre stati accomunati da un duplice interesse: l’impegno nel sociale e soprattutto l’amore per la musica. È proprio attraverso quest’ultima passione che ci siamo imbattuti in un articolo della rivista musicale Mixmag che ci ha permesso di scoprire le iniziative dell’associazione no profit Manchester People First. La particolarità di questa associazione è che organizza dei veri e propri rave finalizzati a far vivere l’esperienza di una serata techno a ragazzi disabili con disturbi del neurosviluppo.
Da quel momento la nostra ossessione è stata di riprodurre l’evento a Milano. Fortunatamente nel corso degli anni siamo riusciti a coinvolgere la onlus in cui facciamo volontariato che si chiama Walter Vinci. Il  presidente ci ha messo a disposizione una sede e da allora abbiamo iniziato a progettare come mettere in piedi una serata del genere.

Quanto tempo è trascorso prima di realizzare il primo evento?

Sono passati diversi anni, considera che il 2020 è stato un po’ l’anno della svolta: perché entra a far parte del gruppo Arianna che essendo una studentessa di servizio sociale da subito ha iniziato a interfacciarsi con vari specialisti, parlo di psichiatri, educatori delle comunità che ospitano i disabili e psicoterapeuti. Così, già a partire da quell’anno, terminato il lockdown per il Covid abbiamo realizzato il primo evento che io definisco sperimentale perché all’epoca eravamo anche un po’ inconsapevoli. Poi nel corso degli anni abbiamo perfezionato alcune lacune e siamo riusciti a creare diversi eventi, oggi siamo al quarto.

Arianna in che cosa consiste questo interfacciarsi con gli specialisti?

Urge sempre seguire le linee guide dettate dagli esperti: abbiamo dovuto adottare una serie di accorgimenti concordati in precedenza con loro affinché l’evento fosse accessibile ai ragazzi. Ti faccio degli esempi: bisogna prestare particolare attenzione alla tipologia di luci e all’intensità dei suoni utilizzati perché una luminosità troppo forte e un volume della musica troppo alto rischiano di turbare soggetti particolarmente sensibili.

Pietro la scelta della musica è casuale?

L’attenzione è minuziosa verso ogni dettaglio, compresa la scelta del genere musicale. Io fungo un po’ da direttore creativo per via del mio retroterra da dj. Cerchiamo di essere più coerenti possibile con il panorama musicale internazionale riprodotto nei club.

Riesci a gestire tutto da solo?

No, ovviamente mi faccio aiutare da diversi direttori artistici che lavorano in questo ambiente da anni. Ci interfacciamo con dj milanesi, è fondamentale capire quali sono le hit del momento che funzionano bene nelle discoteche della città. In generale la situazione clubbing deve essere più veritiera possibile.

La relazione con il territorio è poi fondamentale non solo per l’aspetto musicale, ma anche per entrare in contatto con i ragazzi da coinvolgere. Considera che negli anni abbiamo svolto un lavoro di mappatura per identificare le associazioni che si occupano del benessere delle persone con disturbi del neurosviluppo e con il tempo ci siamo guadagnati la loro fiducia.

Durante gli eventi si può solo ballare?

Al centro della serata c’è la musica, ma parlare e conoscersi è importante tanto quanto ballare. Per questo lasciamo sempre a disposizione uno spazio che chiamiamo “decompression room”, dove è possibile scambiare due chiacchiere e socializzare.

Quali sono i progetti futuri?

All’ultimo evento hanno partecipato anche delle persone con autismo, per cui abbiamo deciso di ristrutturare la programmazione. La disabilità non è solo intellettiva e ne siamo pianamente consci. Per questo vorremmo ampliare il target dei partecipanti. Poi, vorremmo permettere ai ragazzi anche di suonare durante le serate. I buoni propositi però si scontrano come sempre con le necessità pratiche, come cercare un locale dove sia possibile darsi appuntamento più spesso. Considera che il nostro sogno è quello di poter realizzare una serata al mese.

Edoardo come hai conosciuto Unisono?

Ho conosciuto Unisono attraverso la squadra di basket in cui giocavo un paio di anni fa, ovviamente eravamo una squadra formata da persone esclusivamente disabili. I ragazzi (Pietro, Arianna e Giulio, ndr) si sono presentati ai nostri allenamenti come organizzatori di una festa inclusiva e sono bastate veramente poche parole. Mi hanno convinto subito anche perché io ho l’animo da festaiolo. Considera che a un paio di eventi ci sono andato anche da solo perché è molto facile fare amicizia e stare in compagnia.

Cosa fai di solito agli eventi?
Guarda ti dico che agli eventi Unisono principalmente si balla, io ho un’altra visione però, utilizzo le serate anche per "broccolare". All’inizio ho cercato di approcciare una ragazza poi ho scoperto essere una delle educatrici. Tra le altre studiava anche nella mia stessa università per questo ho lasciato perdere il corteggiamento e ora siamo grandi amici, che peccato (ride, ndr)".

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