La figlia dell’uomo che lasciava la famiglia senza cibo: “Non ci fa mangiare per giocare alle slot”
Lasciava la famiglia senza cibo e senza generi di prima necessità. I soldi di casa? Li utilizzava per farsi la spesa da solo e cucinarsela davanti a moglie e figli affamati. E non solo. "Papà i soldi, anche quelli che gli dava la mamma, li spendeva su altre cose. Andava al bar, a giocare alle macchinette".
È il caso che ha scosso tutto il Mantovano e non solo, quello dell'uomo, 58 anni, condannato dal Tribunale di Mantova a 3 anni e 6 mesi di reclusione per lesioni e maltrattamenti in famiglia. La più crudele: quella di procurarsi il cibo unicamente per sé, non lasciando al resto della famiglia (moglie e quattro figli tra i 13 e i 18 anni) neanche gli scarti.
La testimonianza della figlia 17enne
"Fa la sua spesa da solo, si porta le sue cose. A volte le lascia in macchina, così noi non le prendiamo", la testimonianza di una delle figlie, 17 anni, difesa dall'avvocato Giada Di Stasio. "Lui non vuole che cuciniamo sopra il gas, o che prendiamo il suo cibo. Cucina abbondantemente, e quando finisce non ci chiede se magari lo vogliamo… lo butta tutto nella spazzatura".
Racconta di scoppi d'ira frequenti, di indifferenza totale alla quotidianità e ai bisogni della famiglia. "Vive totalmente separato in casa, è come se non gli facessimo né caldo né freddo. Da quando è nata mia sorella più piccola non dorme neanche più insieme a mia mamma, dorme in camera di mio fratello con il suo letto, il suo armadio, le sue cose".
Una vita di angherie e privazioni, dal cibo ai beni materiali di tutti i giorni. "Già alle elementari lui non voleva comprarci i quaderni, le matite…le maestre lo sapevano, e cercavano di darci una mano". Come vivevano dunque i quattro minorenni? Con gli spiccioli degli assegni familiari che spettavano alla madre, circa 500 euro al mese.
"Con quei soldi lì la mamma ci compra tutto, anche il cibo". Mentre il padre fa la spesa in grande, nascondendola in macchina e consumandola proprio davanti alla famiglia.
E ancora memorie di umiliazioni, urla, botte. "La mamma ha spesso lividi, graffi sul collo. Ogni ragione è buona per farlo esplodere, sono venuti spesso i Carabinieri in casa". Fino alla condanna di oggi.