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A 37 anni guarisce dal tumore e riesce ad avere due figlie: “Ho incontrato i medici giusti”

Nell’ambito di uno studio sulla possibilità di avere figli per le donne che sono guarite da un tumore emerge la storia di Elisabetta, che ha potuto realizzare il sogno di maternità. “Ho incontrato i medici giusti”, racconta.
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Foto di aBRCAdabra
Foto di aBRCAdabra

Elisabetta, una giovane donna della provincia di Pavia, ha scoperto di avere un tumore al seno proprio quando stava progettando di avere un figlio con il suo compagno. Grazie all'applicazione di risultati di un nuovo studio (definito "rivoluzionario"), all'ospedale San Matteo sono riusciti ad aiutarla a realizzare il suo sogno e oggi ha due figlie. "Un tempo la maternità dopo la diagnosi di tumore veniva controindicata, ora grazie a questo studio internazionale è possibile dire con dati solidi che la gravidanza dopo il cancro e le terapie è sicura sia per la mamma, per le recidive di malattia, che per i bambini, in merito a complicanze o malformazioni", spiega Matteo Lambertini, ricercatore e coordinatore dello studio, professore associato all'Università di Genova, oncologo all'ospedale Policlinico San Martino di Genova e membro scientifico dell'associazione aBRCAdabra.

A raccontare una parte della storia è la stessa protagonista, tramite l'associazione aBRCAdabra, la prima nata per le persone mutate e che ha collaborato attivamente allo studio: "Nel 2015 mia madre scopre di avere un tumore al seno, parte con intervento e chemio- racconta- io avevo 35 anni e spaventata chiesi al mio medico di poter fare un controllo al seno, e dopo una mammografia negativa ci fu un' ecografia positiva. Così dopo nemmeno 2 mesi dalla diagnosi di mia mamma arrivò la mia". Elisabetta si sottopone quindi a mastectomia bilaterale e successiva ricostruzione del seno. Poi deve seguire una terapia di 5 anni con farmaco antiormonale che rischia di annullare il progetto di avere figli che aveva intrapreso prima di scoprire di avere un tumore.

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"L’associazione aBRCAdabra ha attivamente contribuito allo studio stesso attraverso l'arruolamento di associate con i criteri idonei. La disponibilità delle giovani associate all'arruolamento è stata totale, essendo il quesito della ricerca una domanda percepita da loro stesse come rilevante: sono numerose infatti le donne che, pur in assenza di dati certi sulla sicurezza oncologica, hanno deciso di diventare madri dopo un tumore al seno BRCA associato in età giovanile", sottolinea l'associazione.

All'ospedale San Matteo di Pavia la aiutano a interrompere in anticipo di tre anni la terapia ormonale, perché risponde ad alcuni criteri stabiliti da un altro studio. E così può riprendere il suo percorso verso la maternità, che la porterà poi ad avere poi ben due figlie. "Ho incontrato i medici giusti – ammette Elisabetta – devo dire grazie al dottor Fedro Peccatori (IEO) e alla ginecologa Chiara Cassani (San Matteo Pavia) che mi ha seguito come un angelo custode. Loro con i medici che ho incontrato lungo la mia strada mi hanno incoraggiata e ascoltata, se oggi sono qui con le mie bambine lo devo a loro".

"Ci sono ancora correnti di pensiero diverse tra gli oncologi 1 su 3 non è convinto che la gravidanza sia sicura dopo un tumore della mammella e se la donna ha tumore e mutazione questa percentuale aumenta e dal 30% sale al 45, dunque c'è tanto da fare", commenta Lambertini. "Oggi finalmente siamo in grado di rassicurare le donne, fin dallo sviluppo della malattia, che esiste un futuro possibile anche per chi progettava una maternità", conclude la chirurga senologa Alberta Ferrari, responsabile della struttura semplice dipartimentale "tumori eredo-famigliari" presso il Policlinico San Matteo.

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