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Elezioni politiche 2022

A 26 anni si candida alla Camera: “Non siamo bamboccioni, non rimaniamo con mamma perché cucina bene”

A soli 26 anni sfida i big della politica in uno dei collegi uninominali più importanti d’Italia. Paolo Romano racconta a Fanpage.it cosa vuol dire essere uno dei candidati alle elezioni politiche più giovani d’Italia.
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Paolo Romano
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Paolo Romano è uno dei più giovani candidati alle elezioni politiche del 25 settembre. Il Partito democratico ha deciso di schierarlo perfino al collegio uninominale Lombardia 1 – 03. A soli 26 anni si trova quindi a sfidare i big della politica, provando a conquistare un seggio nella prossima Camera dei Deputati. "Ma – rivela in un'intervista a Fanpage.it – il tema non sia tanto candidare un giovane perché è giovane, ma sia avere la consapevolezza che in Parlamento debbano essere rappresentate tutte le generazioni oppure manca un punto di vista".

Un ragazzo di 26 anni candidato al collegio uninominale. Da cosa nasce questa scelta del Partito democratico?

Io penso che il Partito Democratico abbia fatto una scelta molto chiara in queste elezioni, che è quella di dare finalmente spazio di rappresentanza a una generazione che non è mai stata inclusa dentro alle grandi istituzioni nazionali. Ora il tema è vedere se, oltre aver messo i nostri punti dentro il programma del Pd, oltre ad essere candidati, riusciamo anche ad entrare finalmente nelle istituzioni nazionali.

Qual è il valore aggiunto di un under 30 candidato in Parlamento?

Io non credo molto nel giovanilismo. Io ho fatto un percorso amministrativo di più di sette anni e uno politico da tantissimi anni, prima nell'associazionismo, nei movimenti, poi nella politica partitica. E penso che il tema non sia tanto candidare un giovane perché è giovane, ma sia avere la consapevolezza che in Parlamento debbano essere rappresentate tutte le generazioni oppure manca un punto di vista.

Penso che uno dei motivi per cui molti giovani in Italia oggi non votano è che la politica non si occupa dei loro problemi e delle loro istanze, perché non ci sono persone della loro età dentro la politica.

Come è stata vissuta dagli "adulti" del partito la tua candidatura?

Devo dire molto bene. Il giorno dopo l'ufficializzazione della mia candidatura ho preso una brandina, sono andato nel circolo centrale del collegio, che si trova a Gorgonzola, l'ho messa giù e ho iniziato a dormire e a vivere lì per poter essere sempre connesso, sempre pronto ad andare a tutti gli appuntamenti.

Quando si sono accorti che dormivo lì, c'è stato da subito un grandissimo calore nei miei confronti.

Gli elettori che stai incontrando, come vivono la tua giovane età?

C'è qualcuno che mi dà credito solo perché sono giovane e qualcun altro che invece non mi dà credito, ma prescindere perché sono troppo giovane. "Troppo giovane" è anche il claim che ho scelto di utilizzare. In una politica che non cambia da tanto tempo, essere giovani aiuta perché dà la percezione di essere fuori da quello che c'è stato negli ultimi anni.

Sono troppo giovane molto semplicemente per avere votato alcune cose, per aver condiviso alcune posizioni, per essere stato parte di alcune storie, alcune pagine molto negative di questo Paese. E quindi è un po come essere un foglio bianco e questa cosa funziona tanto. Funziona non quando si parla di Salvini e Meloni, Letta e Calenda, ma quando si parla – ad esempio  di sanità pubblica e medici di base che se ne vanno, quando si parla del fatto che andare a scuola è diventato un costo che alcune famiglie non riescono più a gestire per i loro figli, quando si parla degli stage non retribuiti che ti impediscono di arrivare a un'indipendenza economica e quando si parla del costo degli affitti che è talmente alto anche nei comuni fuori da Milano da obbligare i giovani a trasferirsi sempre più fuori, sempre più lontani dalla città.

Quando si parla di questi temi in maniera concreta, quel foglio bianco si riempie e le persone ti danno fiducia.

Vivi ancora con i tuoi?

Io ho vissuto a casa con i miei fino a poco prima della pandemia, poi ho iniziato a vivere per un periodo da solo. Sono tornato a casa con i miei per qualche mese, diciamo durante la fine del giovedì per stare loro accanto. E adesso sto uscendo di casa di nuovo.

Come fa un giovane a immedesimarsi nei problemi delle famiglie italiane?

Non sono d'accordo con questa narrazione dei giovani che non hanno i problemi delle famiglie numerose. Io ho iniziato a lavorare a 18 anni per contribuire a pagarmi l'università, che altrimenti non avrei potuto permettermi. E ho lavorato tutta la mia vita. Da quando ho finito le superiori, ho sempre fatto lavoretti saltuari, con stage poco retribuiti o a partita IVA.

So benissimo cosa vuol dire dover arrivare alla fine del mese, avere qualcosa da pagare e dover decidere se pagare quella o un'altra cosa. È evidente poi che non ho ancora una famiglia, non ho ancora figli e quindi non ho bene in mente per forza tutti i sacrifici che fanno i genitori, ma ho visto quelli che i miei hanno fatto.

Per me ci vuole più Europa e non meno Europa e più Stato nazionale. Nel rispondere unitariamente c'è la possibilità di costruire un tetto del gas a livello europeo. Dall'altro lato è giusto dire che in questo momento noi dobbiamo metterci le risorse pubbliche, perché il danno economico rischia di essere molto più ampio, di fare un discostamento di bilancio.

Rivedere il sistema degli stage è il vostro cavallo di battaglia per puntare sugli elettori più giovani?

È assolutamente uno dei punti, ma davvero soltanto un punto di un percorso. Lo stage sarebbe un contratto di formazione e invece molto spesso succede che ti trovi a fare il lavoro di qualcun altro. La narrazione è quella che noi siamo i bamboccioni che non vogliono lasciare casa perché la mamma stira bene le camicie e fa bene la pasta con il pomodoro.

Dobbiamo rivoluzionare l'istruzione, inserendo materie che oggi mancano, come l'educazione digitale, che in Europa esiste in quasi tutti i Paesi, e introducendo l'educazione ambientale.

E poi c'è un lavoro importante da fare sull'orientamento:, visto che noi non sappiamo che cosa andremo a studiare quando scegliamo un indirizzo scolastico o una facoltà. Infine c'è un tema di praticità delle università e di dignità quando entriamo nel mercato del lavoro.

C'è una generazione che sul tema dei diritti è molto più avanti del resto d'Italia. Anche su diritti forse un po' più labili, che vengono strumentalizzati dalla destra. Su queste tematiche i partiti fanno fatica a parlar, perché hanno paura di scontentare l'elettorato più anziano.

Io sono molto contento che il Pd abbia avuto invece il coraggio di dire sì al matrimonio egualitario, al Ddl Zan, alla depenalizzazione della cannabis e allo ius. E penso che sia un primo passo per avvicinarsi alla mia generazione.

Come si passa da un municipio di Milano alla Camera dei Deputati?

Nel mio territorio ho avuto la possibilità di confrontarmi prima con amministrazioni  amministratori bravissimi, con centinaia di cittadine e cittadini che mi segnalavano. Chi il problema, chi l'idea interessante da realizzare. La politica nazionale deve andare nello stesso modo. Forse la politica è il luogo in cui bisogna studiare di più. Che io abbia mai conosciuto e non studiare dai libri, ma studiare dalle persone.

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