“A 25 anni a causa del covid ho perso casa e lavoro”: a Milano la fila di poveri è sempre più lunga
"Vengo qua per un aiuto in più. Attualmente non lavoro e mi trovo in un dormitorio perché ho perso casa dopo che ho perso il lavoro con il Covid. Dall'inizio della pandemia mi sono trovata piegata in questa situazione". A parlare è una ragazza di 25 anni, che come tantissime altre persone è in coda il sabato mattina fuori dalla sede di "Pane Quotidiano", la onlus che distribuisce ogni giorno migliaia di pasti a chi ne ha necessità.
Una fila lunga centinaia di metri sul marciapiede: questa la scena che si ripete ormai da mesi in viale Toscana, a Milano. Il serpentone di nuovi poveri si allunga sempre più man mano che il tempo passa e gli effetti della pandemia si fanno sentire.
Poco prima di Natale un video Fanpage.it aveva racconto le voci e gli stati d'animo dei milanesi in fila per chiedere un aiuto. Quattro mesi più tardi siamo tornati per vedere se la situazione è cambiata.
"Da tre mesi a questa parte abbiamo avuto un aumento dei nostri ospiti, da 3.000-3.500 siamo passati a circa quattromila", spiega Luigi Rossi, vicepresidente della onlus. Un aumento tra il 10 e il 15 per cento in pochi mesi, spia di un disagio che cresce nel capoluogo lombardo. "Però purtroppo temo che il vero problema lo dovremo andare a monitorare questo autunno, quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti e termineranno gli ammortizzatori sociali".
Pane Quotidiano si sostiene con le donazioni dei privati e delle aziende che regalano gli alimenti prodotti in eccedenza, con l'impegno quotidiano dei volontari. Nel sacchetto ci sono pane, latte, yogurt, pasta, sugo, formaggi, frutta e verdura e a volte anche dolci.
Tra le persone in coda molti milanesi che fino a qualche mese fa lavoravano e ora si trovano in difficoltà a pagare l'affitto, comprare i vestiti e anche da mangiare. "Non ho più niente e sono costretto a venire qua a chiedere un pezzo di pane", spiega un uomo di 55 anni, "e non è roba per me".
(Interviste di Davide Arcuri)