A 102 anni deve aspettare 7 mesi il rimborso della protesi acustica: non ci sono medici per la prescrizione
Nel Varesotto una signora dovrà attendere sette mesi prima di ottenere una visita audiometrica e vedersi rimborsare il costo degli apparecchi acustici. Il problema è che la paziente in questione ha compiuto 102 anni. Il figlio ha denunciato la situazione paradossale dovuta alle lunghe liste d'attesa della sanità pubblica che in certi casi non permettono di fissare alcun appuntamento.
Aspetta sette mesi per una visita medica
La vicenda è stata raccontata dal figlio, L. B. un ingegnere varesino, a La Prealpina. La signora, che chiameremo Anna, è in attesa da maggio di accedere a un esame audiometrico tonale, un accertamento per verificare la capacità uditiva. La visita sarebbe servita per ricevere un contributo per l'acquisto degli apparecchi acustici.
Alcune settimane fa, la signora Anna si è recata con il figlio all'ospedale di Saronno, l'unico centro con una disponibilità, ma il medico che avrebbe dovuto prescriverle l'apparecchio non era presente. La donna ha così dovuto rientrare a casa senza concludere alcunché. In mancanza dello specialista non è stato possibile avere la firma sulla prescrizione e ricevere il rimborso degli apparecchi, nonostante sia stata sottoposta regolarmente alle visite.
Nessuna disponibilità per una visita tramite Ats
Rientrati a casa, il figlio ha cercato una soluzione per ottenere una visita nel più breve tempo possibile. L'unica soluzione è stata rivolgersi a un poliambulatorio privato convenzionato. La visita è stata comunque fissata per dicembre, a sette mesi dalla prima richiesta, lo scorso maggio. Impossibile ricorrere alle liste d'attesa della sanità pubblica. Contattando il numero verde di Regione Lombardia per le prenotazioni sanitarie, l'uomo ha ricevuto una risposta sconcertante: non solo in provincia di Varese, ma in tutta la Lombardia non è disponibile alcun posto per la visita con un medico prescrittore.
Purtroppo la carenza dei medici in Lombardia, come in altre regioni d'Italia, è sempre più un problema, dovuto soprattutto alla scarsità di personale a livello nazionale. Basti pensare che nell'ultimo bando delle Ats si cercavano 1.140 camici bianchi e se ne sono presentati appena 482. Per questo l'assessorato al Welfare sta tentando di percorrere altre strade per trovare una soluzione, almeno nell'immediato, al problema. Di recente, ad esempio, ha decido di permettere ai laureati non ancora specializzati di aprire ambulatori di medicina generale.
La ricetta senza priorità
In un secondo momento, il figlio della donna che ha scritto la lettera a La Prealpina, ha scoperto anche che "le prescrizioni in mio possesso non erano corrette e quindi non potevano essere evase in tempi brevi". "Ho anche scoperto – ha continuato l'uomo – che mia madre, che fino al 2015 era seguita dalla Struttura dipartimentale dell’Audiovestibologia dell’Ospedale Circolo di Varese, non aveva più aderito alla presa in carico in funzione della quale, ogni anno, riceveva automaticamente la prenotazione per la visita di controllo, ma aveva preferito rivolgersi direttamente all’azienda che produce gli impianti cocleari".