Il condominio vince la battaglia contro il b&b in centro a Milano: la proprietaria dovrà pagare oltre 40 mila euro

"Camera spaziosa, confortevole e pulita. Colazione ottima, abbondante e variegata. Posizione perfetta, a pochi passi dalla Centrale e dal centro di Milano". Questa è soltanto una delle tante recensioni che si trovano online che commentano con soddisfazione il soggiorno in un b&b situato a poche decine di metri dalla stazione Centrale, nel pieno centro di Milano. Recensioni che, però, si interrompono di netto dopo il 2020. Il motivo è una sentenza della Corte di Cassazione che condanna la proprietaria del b&b a pagare 40 mila euro di penali.
Ma partiamo dall'inizio della vicenda che vede contrapposti la titolare del b&b, tra i primi a essere aperti a Milano, e il condominio dove è situato l'appartamento. Quest'ultimo non aveva alcuna intenzione di permettere l’attività di accoglienza del primo all'interno del proprio palazzo così, da questa opposizione, è nata una controversia giudiziaria che è proseguita sino a oggi.
Per iniziare, nel 2018 la titolare del b&b ha perso la causa di primo grado e, contestualmente, il giudice ha stabilito una penale di 100 euro al giorno per il periodo successivo qualora l'attiva di ospitalità fosse andata avanti. È a quel punto che la titolare ha presentato ricorso per chiedere che la sentenza venisse sospesa nella sua parte esecutiva. Una volta che la sospensione le è stata accordata la donna ha quindi deciso di continuare con l'attività. Nel frattempo, però, si è svolta la causa civile di secondo grado e la sentenza, pubblicata il 30 aprile 2020, è stata favorevole al condominio. Tale sentenza ha quindi riattivato la penale che era stata congelata tra il primo e il secondo grado e questo – di fatto – ha portato la donna a dover pagare poco più di 40 mila euro.
Il condominio poteva impedire l'attività del b&b?
La possibilità di adibire o meno un appartamento a b&b all'interno di un condominio in caso di divieto da parte dei regolamenti condominiali è stata più volte dibattuta nelle aule dei Tribunali. Contrariamente a quanto accaduto in questo caso, in passato è già stato decretato più volte che l’attività a cui viene destinato un appartamento non può essere vietata. Però, come è successo, può anche accadere il contrario. Non c'è, quindi, una posizione unitaria e definita a riguardo.
Dunque, diventa rilevante anche l’orientamento espresso da alcune associazioni di amministratori, secondo i quali un condominio non può vietare gli affitti brevi turistici, a meno che il regolamento condominiale non contenga un divieto esplicito approvato all’unanimità e trascritto nei registri immobiliari.