Raffaella Ragnoli condannata all’ergastolo per l’omicidio del marito: “Ha agito in modo lucido e strutturato”

Raffaella Ragnoli nell'uccidere il marito Romano Fagoni avrebbe agito "in modo lucido e strutturato, mostrando una capacità di pianificazione sintomatica di una personalità controllata". Una lucidità che la 58enne avrebbe manifestato nel registrare con il suo cellulare l'audio della lite che stava andando in scena nella loro abitazione di Nuvolento (in provincia di Brescia) il 28 gennaio 2023, culminata con l'uccisione del 59enne a colpi di coltello. Secondo la Corte d'Assise bresciana, presieduta da Roberto Spanò, Ragnoli avrebbe colto "l’attimo propizio per attivare la registrazione con il suo cellulare, per disattivarla e riattivarla perseguendo una ben precisa strategia difensiva". Lo scorso 9 dicembre l'ex ragioniera è stata condannata in primo grado all'ergastolo, con il pm Flavio Mastrototaro che aveva chiesto 24 anni di carcere.
L'omicidio di Romano Fagoni
Stando a quanto ricostruito dalle indagini, la sera del 28 gennaio 2023 nella loro abitazione di Nuvolento i due coniugi Ragnoli e Fagoni avevano avuto l'ennesima discussione durante la cena in famiglia davanti al loro figlio di 15 anni. Il 59enne avrebbe puntato un coltello "con la punta arrotondata" alla gola del ragazzo, con la moglie che lo avrebbe sfidato dicendogli "dai, provaci, dai". A quel punto, la 58enne avrebbe accoltellato il marito a morte: sul corpo dell'ex operaio erano state trovate 29 lesioni da taglio, nove da punta e da taglio di cui due mortali.
Ragnoli si era difesa sostenendo di aver agito in difesa del figlio: "Per proteggerlo perché temevo che il padre stavolta non si sarebbe fermato". Lo stesso 15enne, però, ha detto in aula di non essersi "mai sentito in pericolo" e quella sera stessa, come testimoniato dalla registrazione fatta con il cellulare dalla donna, era certo che il padre si sarebbe fermato.
"C'erano vie d’uscita alternative all’omicidio"
Durante il processo, Ragnoli ha sostenuto di aver ucciso il marito dopo anni di maltrattamenti. Tuttavia, come scritto nelle motivazioni della sentenza di primo grado, la 58enne avrebbe "modificato via via le proprie dichiarazioni, plasmandole progressivamente sulla propria linea difensiva". In particolare, ha scritto Spanò, le "due sberle” ricevute in 38 anni di frequentazione erano diventate "calci e pugni” subiti con frequenza abituale.
Per la Corte d'Assise, la sera del 28 gennaio 2023 sul figlio 15enne della coppia non ci sarebbe stato alcun pericolo "attuale di un’offesa ingiusta", cosa che avrebbe potuto giustificare una reazione estrema di Ragnoli. Non sussisterebbe secondo giudici, quindi, la legittima difesa invocata dagli avvocati della 58enne, Tommy Bettanini e Annamaria De Mattei, ma anzi "per l’imputata erano certamente percorribili vie d’uscita alternative all’omicidio".