Si finge malato per 433 giorni, carabiniere incastrato da telefonate e prelievi: dovrà risarcire 47mila euro
Un maresciallo della compagnia carabinieri di Monza si sarebbe finto malato per 433 giorni. O meglio: avrebbe effettuato queste assenze ingiustificate in due tranche, una da 225 giorni e l'altra da 184 giorni e in un periodo tra 2020 e 2021.
La Corte dei Conti ha quindi deciso che, considerato che il 55enne non ha svolto il servizio pur essendo consapevole che le sue condizioni fisiche glielo avrebbero consentito, dovrà risarcire il ministero della Difesa e il Comando Generale dell'Arma. In totale dovrà restituire 46.798,70 euro di stipendi illegittimamente percepiti.
Stando a quanto riportato il quotidiano Il Giorno, la Procura – che avrebbe avviato le indagini dopo i risultati di un'investigazione interna – ha ricostruito che il 55enne avrebbe goduto di assenze per malattia dal 17 giugno 2020 al 27 gennaio 2021. Dall'esame dei tabulati e dall'analisi delle transazioni bancarie è emerso che avrebbe "effettuato continui spostamenti, non rispettando le fasce di permanenza domiciliare".
Questa condotta è stata poi replicata dall'8 giugno 2021 all'8 dicembre 2021 e quindi per altri 184 giorni "durante i quali il militare effettuava nuovamente spostamenti non autorizzati". Il procedimento penale si è concluso con l'ammissione alla messa alla prova del maresciallo. Il carabiniere avrebbe ammesso di essersi allontanato dalla propria abitazione, pur essendo in malattia, per sei giorni. Avrebbe quindi dato un risarcimento di 626,65 euro.
Per i magistrati della Corte dei Conti, invece, i giorni da contestare sono 433. Hanno infatti riportato quanto era emerso dall'inchiesta della Procura e quindi: le celle telefoniche agganciate fuori dal Comune di residenza, i dati della carta di credito sull'acquisto di beni non di prima necessità, i viaggi in Sicilia e in Puglia.
La Procura ha depositato, come riporta ancora Il Giorno, una consulenza medico-legale del 2022 che ha stabilito che i traumi che hanno portato il militare ad andare per tre volte in pronto soccorso non erano compatibili con "postumi a distanza". Nonostante questo avrebbe prodotto fogli firmati da medici di fiducia "con importanti prolungamenti di malattia". Per il perito della Procura però questi "non possono in alcun modo assurgere a dignità di certificazioni, costituendo semplici affermazioni apodittiche dei colleghi".
Non solo: le lesioni diagnosticate in assenza di complicanze, che non sarebbero state documentate, sono "venute a stabilizzazione in un lasso temporale ampiamente inferiore a quanto richiesto".