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Omicidio di Giulia Tramontano

Perché a Impagnatiello non è stata contestata l’aggravante dei futili motivi per aver ucciso Giulia Tramontano

A Fanpage.it Valerio de Gioia, consigliere della Corte d’Appello di Roma, ha commentato la sentenza all’ergastolo ad Alessandro Impagnatiello, colpevole di aver ucciso con 37 coltellate la sua compagna al settimo mese di gravidanza.
Intervista a Valerio de Gioia
Consigliere della Corte d'Appello di Roma
A cura di Giorgia Venturini
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Alessandro Impagnatiello è stato condannato a una pena all'ergastolo per aver ucciso la sua compagna Giulia Tramontano incinta di sette mesi del piccolo Thiago. I giudici gli hanno contestato le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e del rapporto di convivenza. Non hanno riconosciuto quella dei futili motivi. La Corte ha poi previsto una pena di sette anni per i reati di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. A Fanpage.it Valerio de Gioia, consigliere della Corte d'Appello di Roma, ha spiegato perché non è stata riconosciuta anche l'aggravante dei futili motivi.

Che processo e sentenza sono stati?

I tempi del processo su Alessandro Impagnatiello sono stati contenuti, considerato che è un giudizio ordinario. I tempi sono in linea con la velocità che il codice rosso assicura a questa tipologia di processi, che hanno la priorità su altri. É una sentenza che appare giusta: certo è che questa condanna non porta in vita Giulia Tramontano e il piccolo Thiago. L'imputato ora potrà appellarla in secondo grado ed eventualmente in terzo grado di giudizio.

Hanno riconosciuto tre aggravanti su quattro. Quali sono e quanto sono importanti per la sentenza? 

La Corte d'Assise ha deciso per l'ergastolo perché i giudici hanno riconosciuto tre aggravanti, ognuna della quali porta già da sola all'ergastolo. Ovvero, il rapporto di convivenza: Impagnatiello viveva con la donna che ha ucciso. Se avesse interrotto prima la convivenza questa aggravante non poteva essere contestata.

Le due aggravanti sulle quali si poteva discutere, ma che alla fine la Corte d'Assise ha riconosciuto, sono la crudeltà e la premeditazione. La prima si ha quando si va oltre l'ordinaria esecuzione del delitto, si va oltre quanto necessario per uccidere: ovvero, se si danno – come in questo caso – più accoltellate di quante ne occorre per uccidere. Attenzione però, la crudeltà viene riconosciuta solo quando la donna è ancora in vita: se si danno più coltellate dopo che la vittima è morta non si può parlare di crudeltà. Nel caso dell'omicidio di Giulia Tramontano è stata contestata e ravvisata la crudeltà.

La terza aggravante riconosciuta è quella della premeditazione: vuol dire che l'imputato ha programmato l'esecuzione del delitto tempo prima senza mai cambiare idea. Su questo i giudici hanno dato torto ai difensori che puntavano sul fatto che il veleno per topi, che l'imputato aveva somministrato a Giulia Tramontano, fosse stato dato con il solo obiettivo di far morire il bambino non lei. La premeditazione, secondo la difesa, era contestabile solo per il reato dell'interruzione di gravidanza non consensuale. Invece la Corte d'Assise ha riconosciuto la premeditazione anche per la morte di Giulia: l'imputato aveva deciso di ucciderla e non aveva mai cambiato idea.

I giudici invece hanno escluso l'aggravante dei futili motivi. Perché secondo lei?

La Corte d'Assise ha ritenuto che l'imputato abbia ucciso Giulia Tramontano perché non era più riuscito a sostenere l'idea di avere un altro figlio e di gestire due relazioni. Per i giudizi questo non è da ritenersi un futile motivo, che si ha quando c'è un'assoluta sproporzione tra quello che succede e la reazione dell'imputato. Impagnatiello ovviamente lo ha fatto per una ragione sbagliata, ma dal suo punto di vista il motivo non era futile.

Per questo delitto non è stata riconosciuta la sproporzione classica tra movente e reazione. In qualsiasi caso, le altre tre aggravanti sono sufficienti per decidere una condanna all'ergastolo.

Oltre all'ergastolo è stata emessa una sentenza di sette anni per i reati di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Come la spiega? 

Sia l'occultamento di cadavere che l'interruzione di gravidanza non consensuale hanno solitamente una pena contenuta. Quindi hanno dato una pena congrua e importante per la contestazione.

Infine, è stato riconosciuto un risarcimento con provvisionali da 200mila euro ciascuna per il padre e la madre di Giulia e da 150mila euro a testa per il fratello e la sorella della vittima. Come lo giudica? 

I giudici hanno cercato di quantificare il dolore dei membri della famiglia. Sono somme non basse soprattutto perché bisogna tenere contro che è un anticipo, ovvero un acconto che dovrà subito versare l'imputato. Poi tramite un procedimento civile verrà quantificata la somma totale. I giudici hanno fatto bene a decidere per la provvisionale e non per l'importo complessivo perché se no il processo si sarebbe allungato perché avrebbero dovuto chiamare un perito.

Queste condanne devono però poi fare i conti con l'esecuzione: sarà molto complicato ottenere gli importi richiesti. Questa somma almeno riconosce la sofferenza dei famigliari, anche se il dolore non ha prezzo. Sarà molto difficile avere i soldi da lui, non sembra che abbia quella cifra.

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