Gli ultrà dell’Inter avevano creato un “gruppo di picchiatori”: nel 2023 sventato agguato ai tifosi del Benfica
L'idea di creare un "gruppo di picchiatori" all'interno della Curva nord interista nasce il 10 dicembre del 2019 a seguito del tentato agguato messo in atto da una settantina di ultras del Barcellona che si trovavano a Milano perché la loro squadra era impegnata in una partita della fase a gironi della Champions League proprio contro l'Inter. In quel caso, il Baretto, luogo storico frequentato dai tifosi nerazzurri non era stato assaltato dai sostenitori blaugrana solo grazie all'intervento delle forze dell'ordine.
È questo ciò che è emerso agli inquirenti durante le indagini avviate dalla Procura di Milano che hanno portato all'arresto, lo scorso lunedì 30 settembre, di 19 ultras dell' Inter e del Milan.
La nascita del "gruppo di picchiatori" della Curva Nord
Nella giornata successiva all'incontro europeo, durante una riunione del collettivo nerazzurro, Andrea Beretta, storico capo ultras della Curva Nord ai vertici del tifo organizzato, aveva palesato l'idea di fondare un commando violento che avrebbe seguito la squadra in casa e in trasferta e che sarebbe stato pronto a effettuare scontri con le forze dell'ordine e con le tifoserie avversarie.
La conferma si è avuta da un'intercettazione rilevata dai militari durante un colloquio tra lo stesso Beretta e Ivan Luraschi (non indagato nell' ultima inchiesta della Procura di Milano), anch'egli storico tifoso interista nel direttivo della Curva Nord: "Io vorrei dei tubi di gomma per quando siamo in casa, tipo loro (gli hooligans del Barcellona, ndr) che ieri sono venuti con quei manici di piccone. Almeno per quando siamo in casa".
Luraschi risponde a Beretta dicendo che servirebbe una vera e propria organizzazione capace di agire insieme, che riesce ad affrontare gli scontri in maniera compatta: "Le prendiamo e le diamo insieme. Poi una volta che sappiamo che la CurvaNord può produrre 70 hooligans, vedrai che succede, quando 70 tifosi meneranno in strada".
Le idee del gruppo iniziano a concretizzarsi in occasione dell'incontro di Serie A tra l'Inter e l'Atalanta dell' 11 gennaio del 2020, quando le telecamere installate all'interno del Baretto, avevano ripreso Beretta con Ivan Luraschi, Ivan Vignati e Nino Ciccarelli (tutti ultras ai vertici del tifo organizzato che non sono indagati nelle ultime vicende) mentre introducevano e occultavano nella saletta dell'attività economica due sacchi contenenti bastoni (definiti "mazze") e altro materiale da utilizzare negli scontri.
Gli "allenamenti" utilizzati per selezionare gli aderenti alla frangia violenta del tifo nerazzurro
Dalle telefonate intercettate durante le indagini avviate dalla Procura di Milano e coadiuvate dalle forze dell'ordine, si è potuto accertare come a partire dal 2020 erano stati organizzati dei veri e propri "allenamenti" in cui venivano effettuate delle selezioni per individuare chi, tra gli ultras poteva far parte del gruppo dei picchiatori.
Gli organizzatori principali di questi allenamenti erano Beretta e Luraschi.
L'esempio da seguire era l'organizzazione delle tifoserie dell'est Europa, a testimonianza di ciò era stato organizzato un viaggio in Polonia, voluto fortemente da Beretta, che venne effettuato con un gruppo di fedelissimi, allo scopo di instaurare un gemellaggio con il gruppo hooligans dello Stal Stalowa Wola.
Viaggio attraverso il quale i tifosi italiani hanno potuto osservare gli allenamenti e le modalità d'azione della frangia estrema dei tifosi della squadra militante nella terza serie polacca.
Il tentativo di agguato agli ultras portoghesi del Benfica
La nascita di una frangia violenta nel tifo nerazzurro è testimoniata dal tentativo di agguato messo in atto il 19 aprile del 2023, quando una settantina di ultras interisti, divisi in due gruppi, si erano messi alla ricerca degli hooligans portoghesi del Benfica.
Gli ultras dell'Inter avevano programmato di colpire gli omologhi una volta terminato il quarto di finale di Champions League.
Ferdico (frontman insieme ad Andrea Beretta della Curva Nord), una volta ricevute le informazioni che attendeva da un suo uomo che stava pedinando in moto i tifosi del Benfica, aveva contattato un altro ultras nerazzurro che era in compagnia di Ciccarelli Nino, e aveva dato loro direttive sul da farsi per colpire i portoghesi insistendo sul coinvolgimento di ultras "belli".
Volendo intendere la necessità di coinvolgere "picchiatori" in grado di sostenere l'eventuale scontro con la tifoseria avversaria. Queste le sue parole: "Siete 30 belli? Capisci quando ti dico belli, belli".
A questo punto, Ferdico aveva intimato ai suoi di dirigersi verso piazzale Lotto per completare l'assalto: "Gli ultras del Benfica sono fermi in piazzale Lotto, andiamo!". L'agguato viene interrotto sul nascere all'altezza del crocevia Di via Melzi e D'Eril, proprio in prossimità del Pils Pub. Gli ultras nerazzurri sono stati casualmente fermati dalla Polizia in servizio di ordine pubblico.
Ferdico durante la perquisizione riesce ad avvertire l'ultras interista che aveva in precedenza effettuato il pedinamento: " Ci ha fermato la polizia fratello! Ci hanno blindato, stanno tirando giù tutti dalle macchine! Stavamo arrivando pieni di aste, chiavi inglesi, per spaccarli tutti. Sai cosa succedeva in quel Mc Donald's con quelle chiavi inglesi e quei ferri che avevamo? Con quei bastoni di legno li ammazzavamo come cani".
Una piccolo gruppo della Curva Nord accusa i capi ultras di non organizzare abbastanza scontri
Nonostante tutto, c'è una piccola frangia ultras, Gioventù Vikinga, che accusava i capi della Curva Nord (Ferdico, Beretta e il rampollo di ‘ndrangheta Bellocco) di non organizzare abbastanza scontri con le tifoserie avversarie.
Durante un'intercettazione tra Ferdico e Bellocco il primo afferma: "Loro (Gioventù Vikinga) si muovono con noi se io decido di muovermi, se decido che non ci si muove stanno muti. Sai dove possiamo fare gli scontri? In Europa, lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Tu lo sai che se succede un bordello a San Siro ci chiudono la curva".