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Perché i giudici che hanno condannato Simba La Rue definiscono le bande di trapper e le loro faide un “fenomeno”

“Una vera e propria escalation di violenza”: i giudici della Corte d’Appello definiscono così, nelle motivazioni della sentenza nei confronti di Simba La Rue, quello che accade nelle faide tra bande di trapper.
A cura di Giorgia Venturini
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Nelle motivazioni della sentenza – che ha condannato in secondo grado Simba La Rue – i giudici non si sono limitati a spiegare le aggressioni di cui il trapper si è reso responsabile, ma hanno anche fatto il punto sulle bande di trapper nel Milanese (e le loro faide quindi) definendole un "fenomeno". Le aggressioni che vedono coinvolte questi giovani artisti non sono infatti singoli episodi ma, nella maggior parte dei casi, rappresentano "una vera e propria escalation di violenza". Come i giudici hanno descritto questo fenomeno? Ed è solo milanese o è presente in altre città d'Italia?

La faida tra Simba La Rue e Baby Touché passaggio per passaggio

Prima di capire le dinamiche interne che accomunano tutte le bande di trapper occorre ricostruire passaggio per passaggio la faida in cui è stato coinvolto Simba La Rue, il cui nome di battesimo è Mohamed Lamine Saida, e di cui è stato condannato in Appello a una pena di 3 anni, 9 mesi e 10 giorni. Al centro del processo c'è l'agguato del primo marzo del 2022 in cui è rimasto ferito alla gamba da un'arma da taglio Ben Haj Aouina Akrem, e ferito anche l'amico che era con lui. Ma questo agguato non è che uno dei capitoli di una serie di episodi con protagonisti due bande rivali: una con a capo appunto da Simba La Rue – e di cui fa parte anche il trapper Baby Gang e il manager dello stesso Mohamed Lamine Saida – e quella dell'altro trapper, nonché leader, Baby Touché di cui invece fa parte anche la vittima dell'aggressione del marzo del 2022.

Erano le 3 di notte del primo marzo 2022 quando è arrivata la chiamata alla polizia a cui spiegavano di un'aggressione in via Panfilo Castaldi tra giovani. Uno dei ragazzi, Ben Haj Aouina Akrem appunto, era stato trovato in strada dagli agenti e dai sanitari che lo hanno subito soccorso. Il giovane era uscito da una vicina discoteca insieme a un amico e due ragazze quando è stato raggiunto da altri ragazzi e preso a pugni e calci, fino a essere colpito con un coltello alla gamba. L'amico, intervenuto in difesa di Ben Haj Aouina Akrem, era stato a sua volta aggredito. Entrambe le vittime erano state anche derubate dello smartphone e del portafogli.

Basta poco tempo ai carabinieri di Paderno Dugnano, dove l'amico di Ben Haj aveva sporto denuncia, per capire cosa c'era dietro a quell'agguato: era l'ennesimo capito della faida delle due bande con a capo i due trapper. Gli investigatori hanno accertato che su Instagram "era presente un profilo anonimo, denominato Quartiere In, che raccoglieva e pubblicava tutti gli aggiornamenti relativi alla faida in corso". E in questa pagina era stato descritto nel minimo dettaglio l'episodio zero, ovvero quello che aveva dato origine a tutto: si tratta dell'aggressione subita dal trapper padovano Baby Touché il 14 febbraio del 2022 mentre si trovava in Corso Como a Milano da parte di Simba La Rue e di altri appartenenti al gruppo. Da lì via al regolamento di conti tra bande.

Le motivazioni delle sentenza di secondo grado spiega anche:

Sempre sulla pagina Instagram "Quartiere In" veniva pubblicato un post contenente uno screenshot, che ritraeva parte del contenuto di una storia, pubblicata dal profilo Instagram denominato "carter5star", in cui lo stesso Ben Haj Akrem veniva minacciato dall'utilizzatore del predetto profilo con frasi del seguente tenore "Tu stai attento, fai mafia…"

Sempre sui social un post, a seguito dell'accoltellamento del primo marzo, aveva diffuso un messaggio intimidatorio dirizzato al gruppo di Simba La Rue, ovvero ritenuto responsabile dell'accoltellamento. Un altro utente aveva pubblicato il video dell'aggressione nei confronti di Ben Haj: si vedeva il ragazzo a terra, ferito e circondato da diversi giovani.

Simba La Rue è stato ritenuto responsabile anche di un altro agguato avvenuto nel giugno del 2022: il trapper aveva rinchiuso il rivale Baby Touché dentro un'auto. In questo caso aveva usato la forza ma non aveva impugnato un coltello. E anche in questo caso tutto era stato riportato su una storia Instagram. Pochi giorni dopo il "sequestro" di Baby Touché era arrivata la risposta della banda rivale: Simba La Rue era stato accoltellato all'alba mentre si trovava in compagnia della fidanzata in un paesino della provincia di Bergamo.

Perché le bande di trapper vengono definite un "fenomeno"

Protagonisti di queste faide sono giovanissimi artisti e alcuni loro seguaci. Secondo i giudici della Corte d'Appello di Milano, "quello delle bande di trapper, che agiscono a Milano e in altre grandi città, rappresenta un ‘fenomeno' nato dalla musica hip hop diffusa nelle periferie delle metropoli statunitensi e dall'imitazione di molti giovani per i trapper più famosi, che ha dato origine alla formazione di bande, che commettono reati". Ma come si distinguono questi gruppi? Stando a quanto spiegato dai giudici della Corte d'Appello di Milano sono diverse le caratteristiche di questi gruppi, ma si possono riassumere così.

Le bande puntano alla "spettacolarizzazione" nelle loro azioni e nei loro video musicali: "Le azioni, in un primo momento solo decantate, finiscono per essere realmente effettuate e riprese, con veri e propri video montati con gli smartphone". Tutto finisce poi sui social network che permette alle bande di trapper di "acquisire non solo visibilità ma anche un vero e proprio potere all'interno dell'ambiente di riferimento, fondato sulla forza e sulla paura", spiegano i giudici della Corte. Ma l'aspetto più preoccupante che caratterizza la dinamica interna delle bande e delle faide è il fatto le che loro azioni ha una "finalità ritorsiva delle azioni, tra i componenti dei gruppi rivali".

I giudici poi entrano così nel dettaglio sul caso della rivalità tra i due gruppi milanesi:

Con riguardo al caso di specie, ciò non soltanto ha dato luogo a una vera e propria escalation di violenza; l'intento di creare scalpore e far prevalere forme di giustizia privata, al di fuori delle logiche delle persone comuni, viene pubblicizzato e ampiamente diffuso, tramite i social network, benché non si tratti certamente di atti eroici di cui vantarsi.

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