Raffica di finte richieste d’aiuto al 118, 1.400 in 5 mesi: dietro ci sarebbe una bambina
"La mamma sta male: c'è sangue ovunque. Venite, presto". La chiamata disperata al 118 e la richiesta d'aiuto. L'equipaggio di soccorso parte a sirene spiegate, ma quando arriva a destinazione non trova nessuno. Era tutto uno scherzo.
Le telefonate
Le telefonate partono tutte da Verolanuova, in provincia di Brescia, e negli ultimi cinque mesi sarebbero state ben 1.400: quasi 300 al mese, 75 alla settimana. Ogni volta, per mesi e mesi, la corsa dei mezzi di soccorso è sempre inutile. Una volta raggiunto l'indirizzo indicato nel corso della chiamata anonima, i sanitari del Gvvs (gruppo verolese volontari soccorso) non trovano nessuno da soccorrere. I motivi delle richieste d'aiuto sono sempre diversi, ma comunque allarmanti: la sorella che è caduta e non respira, la mamma in una pozza di sangue, una bambina aggredita per strada. La zona dove vengono inviate le ambulanze è spesso quella della stazione ferroviaria, con poche eccezioni. Una volta, ad esempio, uno dei mille falsi allarmi ha dirottato i soccorritori in tuta arancione all'interno di una scuola elementare. "I bambini si sentono male, correte". E poi la verità.
Dietro la cornetta una bambina
Telefonate seriali, che da gennaio a oggi partirebbero sempre dallo stesso cellulare. Così come la voce che si dispera dietro la cornetta e chiede aiuto per la mamma, la sorellina o una ragazzina indifesa, sempre uguale: quella di una bambina. I soccorritori, infatti, raccontano tutti di aver sentito una voce femminile, acerba. Si indaga per il reato di procurato allarme, per cui si rischia la reclusione in carcere fino a 6 mesi.