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Migranti: Mimmo Lucano rinviato a giudizio

Il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio dal gup di Locri: dovrà rispondere, tra le altre, all’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A cura di Davide Falcioni
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Favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, abuso d'ufficio, truffa con corrispondente danno patrimoniale per lo Stato, peculato, concussione, frode in pubbliche forniture e falso. Sono i capi d'accusa per i quali il sindaco sospeso di Riace Mimmo Lucano è stato rinviato a giudizio dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Locri; la prima udienza si terrà il prossimo 11 giugno.

La decisione del gup è arrivata dopo sette ore di camera di consiglio e, oltre a Lucano, riguarda altre 29 persone coinvolte nell’inchiesta Xenia sui progetti di accoglienza agli immigrati. Neppure oggi, così come nei precedenti tre giorni in cui si è svolta l'udienza, Lucano è stato presente in aula. L'ultimo a parlare, prima che il gup si ritirasse per prendere una decisione, è stato l'avvocato Andrea Daqua, difensore, insieme ad Antonio Mazzone, del sindaco e della sua compagna, Tesfahun Lemlem. Per entrambi, Daqua, aveva chiesto al gup di Locri il non luogo a procedere. Lucano è ancora sottoposto al provvedimento di divieto di dimora a Riace, in attesa del pronunciamento del Riesame dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Cassazione.  Il Ministero degli Interni ha già fatto sapere di volersi costituire parte civile.

Lucano dovrà quindi essere sottoposto a un processo che accerterà se il modello Riace – da molti ritenuto virtuoso – sia stato in realtà un sistema criminale come sostiene la Procura di Locri: dopo essere stato sottoposto agli arresti domiciliari, al sindaco è stato imposto il divieto di dimora nella sua città – Riace. Una decisione contro cui si era opposto in Cassazione, ed è stata proprio la suprema corte nei giorni scorsi a ordinare al Riesame di Reggio di riesaminare il caso, smontando parte delle accuse. Secondo la Cassazione a Riace non ci sono state truffe, né ruberie o matrimoni di comodo, e anche l'appalto per la raccolta differenziata, assegnato dal Comune di Riace a due cooperative del paese che impiegavano italiani e migranti, è stato gestito regolarmente e nel pieno rispetto della legge.

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