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Migranti, Medici Senza Frontiere: “In 3000 sono bloccati nei centri di detenzione in Libia”

Medici Senza Frontiere lancia l’allarme dalla Libia: “Migliaia di famiglie libiche continuano a fuggire e 3.000 migranti e rifugiati restano ancora bloccati nei centri di detenzione vicini all’area del conflitto, chiediamo di evacuarli immediatamente”. Il bilancio delle vittime sale a 205 morti e 913 feriti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Arriva l'allarme da parte di Medici Senza Frontiere sulla situazione della popolazione in Libia, dove da due settimane è scoppiata una nuova guerra civile. Secondo il comunicato diffuso dalla Ong, le équipe che aiutano la popolazione a Tripoli raccontano: "Migliaia di famiglie libiche continuano a fuggire e 3.000 migranti e rifugiati restano ancora bloccati nei centri di detenzione vicini all’area del conflitto. Le strutture mediche hanno scorte di medicinali per appena due settimane e molte persone restano senza acqua ed elettricità per giorni". Medici Senza Frontiere chiede un aiuto concreto ai Paesi europei per "proteggere i civili, evacuare i rifugiati e soccorrere i migranti che fuggiranno nel Mediterraneo". La Ong continua a fornire cure mediche, cibo, farmaci e acqua potabile in quattro centri della capitale libica, ma la situazione sta peggiorando e non sono più possibili i trasferimenti negli ospedali di Tripoli.

"MSF chiede misure concrete per proteggere i civili e le infrastrutture civili, compreso il personale medico, evitando gli attacchi indiscriminati nelle aree densamente popolate – continua il comunicato – e chiede l’immediata evacuazione dal paese degli oltre 3.000 rifugiati e migranti intrappolati nei centri di detenzione vicini ai combattimenti". La Ong continua a operare nei centri di detenzione di Anjila, Abu Salim, Sabaa e Tajoura, e ad aiutare le famiglie sfollate distribuendo cibo e acqua potabile e prestando cure mediche.

In Libia continua la guerra civile

Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità il bilancio delle vittime in Libia dall'inizio degli scontri è salito a 205 morti e 913 feriti. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha cercato di trovare un compromesso su una bozza di risoluzione elaborata dalla Gran Bretagna, che chiedeva un immediato cessate il fuoco e l'impegno per la fine delle ostilità in Libia, senza risultati. Intanto la Ong Mediterranea, dopo le polemiche sulla direttiva del ministro dell'Interno Matteo Salvini, ha annunciato di voler fare chiarezza sui numeri dell'ultimo anno rispetto ai migranti soccorsi in mare: "Nel 2018 sono state 13.500 le persone catturate dalla cosiddetta guardia costiera libica e riportate nei campi di concentramento; 2.200 persone sono morte, sotto tortura. Stiamo parlando di catastrofi, migliaia e migliaia di persone torturate e uccise".

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