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Migranti, la procura di Agrigento apre un’inchiesta sul nuovo caso Sea Watch

La procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sul nuovo caso Sea Watch, l’imbarcazione della Ong tedesca che si trova da sei giorni al confine delle acque territoriali italiane con 43 migranti a bordo e senza la possibilità di poterli far sbarcare. Il fascicolo, a carico di ignoti, ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
A cura di Stefano Rizzuti
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La procura di Agrigento torna a indagare sul caso Sea Watch, l’imbarcazione della Ong tedesca che da giorni vaga nel Mediterraneo in attesa di un porto sicuro in cui far sbarcare i migranti che ha soccorso in mare. La procura ha aperto un fascicolo d’inchiesta sul caso della nave che si trova al confine delle acque territoriali italiane da sei giorni, a una distanza di circa 16 miglia da Lampedusa. Il procuratore aggiunto, Salvatore Vella, nel fascicolo a carico di ignoti ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, Negli scorsi giorni il Viminale aveva autorizzato lo sbarco di dieci delle 53 persone a bordo: tra questi soprattutto migranti che stavano male o bimbi piccolissimi. La nave si trova in acque internazionali ma la procura di Agrigento ha deciso di seguire il caso proprio in seguito allo sbarco di queste dieci persone che sono state interrogate proprio dalla squadra mobile di Agrigento.

La Sea Watch, intanto, si trova ancora bloccata in mare e chiede di far sbarcare subito le persone che si trovano a bordo. “Dopo oltre sei giorni dal soccorso – scrive su Twitter l'Ong dal suo account italiano – Sea Watch è ancora bloccata con a bordo 43 naufraghi, di cui 6 donne e 3 minori non accompagnati, uno di soli 12 anni: hanno bisogno di sbarcare subito. Chiediamo con forza che si faciliti la disponibilità delle città tedesche pronte ad accoglierli”.

Oggi il Consiglio d’Europa, attraverso il commissario per i Diritti umani, Dunja Mijatovic, ha rivolto un chiaro messaggio proprio sulla Sea Watch 3: “I migranti salvati in mare non dovrebbero mai essere sbarcati in Libia, perché i fatti dimostrano che non è un Paese sicuro”. Per questo la commissaria si dice “preoccupata per l'atteggiamento del governo italiano nei confronti delle Ong che conducono operazioni di salvataggio nel Mediterraneo”. L’appello del Consiglio d’Europa è quindi diretto al governo italiano e non solo, con l’obiettivo di indicare “tempestivamente un porto sicuro che possa essere raggiunto rapidamente” dalla Sea Watch per permettere lo sbarco delle persone a bordo.

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