Migranti, indagato il comandante della Sea Watch: “Per salvare vite umane rifarei tutto quanto”
Arturo Centore, il comandante della nave Sea Watch è stato ascoltato ieri dai pm nel Palazzo di giustizia di Agrigento. Il suo nome era stato scritto al registro degli indagati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina dopo che aveva condotto la nave della Ong tedesca con 65 migranti a bordo in acque territoriali italiane, fermandosi solo di fronte al porto di Lampedusa. "Rifarei tutto quanto, per salvare vite umane lo rifarei", ha detto Centore dopo circa 7 ore di interrogatorio in cui si è preso tutta la responsabilità dell'operazione di soccorso.
Il comandante ha risposto a tutte le domande dei magistrati e del procuratore Salvatore Sella, spiegando dove sono stati soccorsi i naufraghi e come sono stati poi condotti verso le coste italiane. "Non è un problema ideologico, sono state salvate vite umane e non c'era altra scelta che portare queste persone nel porto di Lampedusa", ha affermato il suo avvocato, Alessandro Gamberini, aggiungendo che qualsiasi altra opzione sarebbe stata impraticabile. La Sea Watch rimane al momento ormeggiata al porto di Licata, vicino alla Mare Jonio, la nave sotto sequestro della piattaforma umanitaria Mediterranea Saving Humans.
La Guardia di finanza ha perquisito l'imbarcazione, trovando la collaborazione dell'equipaggio, mentre la polizia di Agrigento ha continuato ad interrogare i 65 migranti che si trovavano a bordo. L'obiettivo è quello di individuare eventuali scafisti. Il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, ha precisato che dall'inizio del 2019 grazie al suo ufficio sono stati individuati un centinaio di trafficanti di umani: una risposta alle polemiche che si scagliano contro i pm di Agrigento, spesso coinvolti in questioni riguardanti l'immigrazione.
"Immediata disponibilità per la salvaguardia di vite umane in mare"
Nel frattempo, la Ong tedesca ha pubblicato su Twitter una foto che dimostrerebbe la risposta positiva della Guardia Costiera italiana e l'offerta di assistenza della Capitaneria di Porto nei confronti della Sea Watch, nonostante le direttive del Viminale. L'immagine condivisa riporta una mail in cui si legge: "Fermo restando quanto da voi riferito in relazione all'intimidazione ricevuta da un'unità navale della Guardia di Finanza di non entrare nelle acque territoriali italiane in attuazione della direttiva 14100/141(8) del ministero dell'Interno, si ribadisce l'immediata disponibilità di questa Autorità Marittima in relazione ad eventuali urgenti necessità di carattere sanitario o comunque aderenti alla salvaguardia della vita umana in mare che dovessero interessare le persone a bordo".